La diffusione del Covid non aspetta: il bollettino di ieri ha registrato 22.409 nuovi casi positività e 332 decessi. Ne è pienamente consapevole il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che quest’oggi a Palazzo Chigi ha programmato un incontro decisivo tra la cabina di regia e il Comitato tecnico scientifico nel quale si deciderà se adottare nuove misure più severe in tutta Italia.
Il Cts si era già riunito due giorni fa, su indicazione del governo, per valutare l’ipotesi di nuovi interventi mirati. L’attuale esecutivo ha però precisato che nel caso venissero adottate misure più stringenti ogni decisione verrà comunicata con largo anticipo rispetto alla loro entrata in vigore, in maniera tale da permettere a tutte le parti coinvolte di prepararsi in maniera adeguata.
Un modus operandi che nei fatti accoglie le richieste di cittadini, imprenditori, liberi professionisti, associazioni di categoria e parti sociali che più volte avevano imputato al precedente governo, guidato da Giuseppe Conte, di prendere decisioni troppo affrettate causando ingenti danni economici a molte attività economiche.
Inoltre il premier Draghi per mettere in pratica le nuove misure restrittive avrebbe intenzione di non ricorrere a un nuovo Dpcm ma a un vero e proprio provvedimento di legge che potrebbe essere un decreto legge o un disegno di legge da approvare in tempi brevi in Parlamento. Anche questa mossa rappresenterebbe un netto cambiamento rispetto alla politica del suo predecessore, accusato in più occasioni di aver preso decisioni importanti in maniera autonoma senza il pieno coinvolgimento delle Camere.
Sul calendario la data stabilita dal governo per decidere se adottare o meno misure più severe è quella di venerdì 12 marzo, giorno in cui verranno analizzati i nuovi dati sull’andamento della curva epidemiologica a livello nazionale e locale.
Anche se la vera domanda non dovrebbe essere se verrà messa in atto o meno una nuova stretta, come nel Natale passato, bensì quali nuove misure verranno adottate.
Misure che entreranno non entreranno in vigore da subito ma entro un lasso di tempo che possa permettere a tutte le parti coinvolte di prepararsi adeguatamente e avere il minore impatto economico possibile.
Tra le novità prende sempre più corpo l’ipotesi dell’ingresso automatico in zona rossa per quelle Regioni, Provincie o Comuni che superano i 250 contagi ogni 100mila abitanti con un’incidenza a 7 giorni. In Parlamento metterebbe tutti d’accordo anche la possibilità di prolungare il divieto di spostamento tra Regioni, a prescindere dal colore, fino al 27 marzo.
Mentre fa discutere l’ipotesi di far scattare la zona rossa nei weekend e nel fine settimana di Pasqua in tutta Italia. Proprio su questo tema c’è grande fermento tra le forze politiche, divisi in due fronti: i più rigoristi schierati a favore del provvedimento come Pd, Movimento 5 Stelle e Leu, e coloro i quali non vorrebbero penalizzare ulteriormente bar, ristoranti e attività commerciali in genere come Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Italia Viva.
Sulla base dei dati aggiornati, dopo il confronto con gli esperti del Cts e i governatori di Regioni, prestando grande attenzione alle idee di tutte le parti politiche, il presidente del Consiglio deciderà quali provvedimenti presentare al Consiglio dei ministri fissato per domani.