Sarebbe un eufemismo parlare di tempismo perfetto rispetto alla notizia, diffusa quest’oggi da Gazzetta dello Sport e evidenziata sulla prima pagina del quotidiano rosa, dell’arrivo quasi certo del manager tedesco Ralf Rangnick alla guida del club rossonero nella doppia veste di direttore tecnico e allenatore, alla vigilia di una sfida “classica” del calcio italiano come Milan-Juventus.
Soprattutto perché questo match rappresenta un crocevia importante per l’assegnazione dello scudetto, lotta nel quale è impegnata la squadra bianconera che a otto giornate dal termine primeggia in classifica grazie ai sette punti di vantaggio sulla Lazio seconda. Biancocelesti che incontrerà allo Juventus Stadium alla 34° giornata dopo aver affrontato nell’ordine Atalanta (in casa) e Sassuolo (in trasferta), due tra le squadre che in Serie A esprimono il miglior calcio. In particolar modo la squadra orobica reduce da 8 vittorie consecutive in campionato e che ha già ipotecato dal 10 marzo il passaggio ai quarti di Champions League grazie al doppio successo sul Valencia. Non è da meno la Vecchia Signora che vanta 7 vittorie consecutive in campionato.
Ma venendo alle questioni legate al club meneghino l’indiscrezione che dà quasi per certo l’approdo di Rangnick alla corte rossonera potrebbe avere l’effetto di una bomba ad orologeria. Dalla ripresa della stagione dopo il lockdown il Milan è stato capace di conquistare 10 punti su 12 a disposizione, bloccato solamente dal pareggio in trasferta a Ferrara contro la Spal, e vincendo due sfide importanti contro Roma e Lazio. Due vittorie che permettono ai rossoneri per la prima volta in stagione di avere la meglio nei confronti di due “Big”.
Mister Pioli, nonostante l’assenza nei primi tre incontri di un leader carismatico come Zlatan Ibrahimovic, a causa di un infortunio, dopo il blocco forzato delle competizioni è riuscito partita dopo partita a dare più fluidità al gioco e creare un’idea di calcio molto più efficace e funzionale rispetto a quanto espresso fino agli inizi di marzo. La notizia che di fatto esautorerebbe il ruolo del tecnico parmigiano, destinato ad abbandonare la panchina al termine dell’annata, potrebbe ripercuotersi sulle prestazioni della squadra e mettere a repentaglio l’unico obiettivo possibile: la conquista di un posto in Europa League.
La vittoria contro la prima della classe, oltre che vincitrice degli ultimi 8 campionati e capace di arrivare per ben due volte in finale di Champions, potrebbe rappresentare un’ulteriore iniezione di stima che potrebbe lanciare il team verso la quinta posizione, oggi distante solo 2 punti occupata in coabitazione da Napoli e Roma, e avere come effetto quello di rigenerare e galvanizzare molti atleti che nel corso della stagione hanno avuto prestazioni al di sotto delle proprie potenzialità.
L’arrivo del “professore” teutonico, che ha ammesso nel corso di varie interviste di avere tra i propri modelli di riferimento Arrigo Sacchi, studiato nei minimi particolari, e Zdenek Zeman, potrebbe fare piazza pulita del duo Pioli-Maldini, in quanto il tedesco non è nuovo a ricoprire il ruolo di “deus ex machina” del club nella doppia veste di direttore tecnico e allenatore. Mentre sarebbero abbastanza sicuri di rimanere al loro posto il dirigente Hendrick Almstadt, attuale assistente dell’amministrazione che vanta un passato da direttore sportivo nelle fila dell’Aston Villa, e Geoffrey Moncada, oggi capo degli scout.
Ma il quotidiano sportivo rosa ha ipotizzato una seconda ipotesi: nel caso in cui la squadra riesca a raggiungere la qualificazione europea e continui ad esprimere un bel gioco potrebbe prendere corpo l’idea di rivedere Pioli sulla panchina rossonera anche nella prossima stagione, mentre Rangnick si accomoderebbe dietro la scrivania nella veste di direttore tecnico. Il problema principale è che il “Professore“, come 37 anni fa fece Arrigo Sacchi, vorrà ribaltare il Milan da cima a fondo rivoluzionando il metodo di gioco, gli allenamenti, le regole comportamentali e scegliendo in prima persona i nuovi acquisti.
Attualmente è impossibile prevedere se il tecnico rossonero accetti di vivere all’ombra del tedesco e vedere drasticamente ridotto il proprio potere decisionale. L’unica considerazione che viene spontanea fare è che nel calcio italiano si tratterebbe di una novità assoluta e come tutte le novità è prevedibile che possa non essere accolta con il massimo entusiasmo da parte dai diretti interessati (ndr Pioli). Anche se l’esperienza al Lipsia con il tecnico Julian Nagelsmann ha dimostrato che una convivenza, con risultati abbastanza proficui, è possibile. Anche se va evidenziato che Nagelsmann ha solo 37 anni.
Discorso diverso per Paolo Maldini, che esordì in prima squadra grazie a Nils Liedholm ma si affermò con Sacchi, che con l’avvento di Rangnick perderebbe l’attuale ruolo di direttore tecnico. Il club, nella persona dell’amministratore delegato e direttore generale Ivan Gazidis, avrebbe in mente un ruolo da dirigente-bandiera per l’ex terzino rossonero, simile a quello che ricopre Pavel Nedved nella Juventus. Se necessario la società sarebbe disposta ad offrirgli la vicepresidenza, ma con compiti più istituzionali che operativi. Un ruolo che potrebbe andare stretto a “Paolino” che a quanto pare non sarebbe entusiasta di lavorare con il Professore tedesco, con il quale si era punzecchiato a suon di dichiarazioni pubbliche in più occasioni.
Ma questa sera la palla passa al campo: la sfida tra bianconeri e rossoneri potrebbe anche risultare inutile ai fini dell’assegnazione del tricolore, sempre più cucito sul petto degli attuali campioni in carica, ma potrebbe risultare fondamentale per il futuro di Pioli, Maldini e soprattutto del Milan, pronto per l’ennesimo anno ad una nuova rivoluzione.
Carlo Saccomando