“Il modo in cui trattiamo con le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il futuro. Servono franchezza, coerenza e impegno“. Questo l’appello lanciato al mondo da Mario Draghi nel corso della 57° edizione dell’Annual Awards Dinner della ‘Appeal of Conscience Foundation’, fondazione che gli ha conferito il premio come miglior statista dell’anno.
Il premier italiano è stato insignito di questo importante riconoscimento per la “lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale“. Prima di lui hanno ricevuto il premio diversi capi di Stato e di governo, da Gorbachev ad Angela Merkel fino a Shinzo Abe, proprio lo scorso anno, che Draghi ha ricordato in apertura del suo discorso. Presente alla premiazione anche il segretario di stato vaticano Pietro Parolin e l’ambasciatrice d’Italia a Washington Mariangela Zappia.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha inviato un messaggio alla fondazione ringraziando il premier italiano per la promozione dei diritti umani nel mondo, della tolleranza e della giustizia, e ha tributato un ringraziamento speciale per la sua leadership. Ancora più lusinghiere sono state le parole della laudatio di Henry Kissinger: “Il suo coraggio e la sua visione faranno sì che resterà con noi a lungo“, ha detto l’ex segretario di Stato americano mentre Draghi faceva con la mano il gesto di frenare.
“Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione, – ha sottolineato Draghi, secondo il quale la ricetta più giusta da mettere in pratica sarebbe quella di “evitare l’ambiguità, per non pentircene in seguito” ed “essere disposti a collaborare anche con i governi autoritari” a patto che non vengano compromessi “i nostri valori fondamentali“.
Davanti al rischio di una nuova Guerra Fredda, di una nuova “polarizzazione” innescata dalla guerra della Russia contro l’Ucraina, ha evidenziato il premier, sarà il modo in cui “trattiamo con le autocrazie” che “definirà la nostra capacità di plasmare il futuro”. Ha ricordato inoltre che davanti alla crisi ucraina Ue, Usa e tutto l’occidente si sono mostrati fermi e uniti nel sostegno a Kiev il cui eroismo rappresenta “un potente promemoria di ciò per cui lottiamo, di ciò che stiamo per perdere“.
Nonostante la tristezza di questi tempi, Draghi manifesta comunque il proprio ottimismo: ovvero che la Russia possa “tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945” e che l’Ucraina possa trovare quella pace che non bisogna smettere di cercare. “Solo la cooperazione globale – ha concluso il premier che ribadirà il concetto stasera nel discorso all’assemblea generale dell’Onu – può aiutare a risolvere i problemi globali, dalla pandemia ai cambiamenti climatici“.
Mai l’Italia ha avuto un peso politico internazionale più grande nel dopoguerra:
McKinsey contro il nulla dell’offerta nazionale, e noi ci siamo permessi di farlo cadere …
Un danno pesante per le imprese, il PNRR e gli italiani: che tristezza 😏
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