Il volto di Maria Montessori, scomparsa 67 anni fa il 6 maggio 1952, appare sulle banconote italiane da Mille Lire negli Anni Novanta. Probabilmente l’educatrice più famosa della storia italiana, che varcò i confini nazionali già quando era in vita, e la cui opera è ricordata nelle scuole montessoriane di tutto il mondo, fu una donna decisa, con idee ben chiare, e tenace come poche. Nata in provincia di Ancona nel 1870 da una famiglia medio borghese, trascorre infanzia e giovinezza a Roma, e s’iscrive alla facoltà di medicina e chirurgia, riuscendo a laurearsi nonostante le difficoltà dovute alla mentalità maschilista dell’epoca in cui vive. Niente la fermò mai, diventando la prima dottoressa d’Italia.
In realtà sembra che nei progetti di Montessori non c’era l’insegnamento, ma, lavorando presso un manicomio romano, viene e a contatto con bambini con difficoltà del comportamento, rinchiusi e trattati come il resto dei malati mentali adulti, e senza alcun affetto. Il suo acume la porta allora a elaborare un metodo d’istruzione innovativo per bambini disabili, con alla base il concetto che gli stessi hanno fasi di crescita differenziate, all’interno delle quali sono più o meno propensi a imparare alcune cose, e a trascurarne altre. Al posto dell’insegnamento tradizionale, per imparare, fa usare soprattutto il tatto.
Apre quindi una “Casa dei Bambini” nelle borgate di Roma, uno dei suoi primi centri, un ambiente su misura del bambino, bisognoso di libertà per sviluppare la propria creatività innata, ma repressa dalle regole degli adulti. La struttura è arredata in modo che il bambino la senta sua, arricchita da attività manuali che sviluppano i sensi, e fanno apprendere. Gli ostacoli, però, non mancano, e a causa del Fascismo, che chiuderà tutte le scuole sorte in Germania e nel Bel Paese, abbandona l’Italia, ma non si arrende. Già nel 1909 aveva pubblicato “Il metodo della pedagogia scientifica”, tradotto in numerose lingue, e nel 1926 aveva organizzato il primo corso di formazione nazionale che preparava gli insegnanti a utilizzare il suo metodo, un successo con oltre 180 insegnanti provenienti da tutt’Italia. Viaggia moltissimo nella sua vita, soprattutto per far conoscere il suo metodo a più persone di culture diverse, e lavora fino all’ultimo, fino a quando muore a Noordwijk, in Olanda.