Il tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni ha aggiunto che questa mattina si recherà alla stazione dei Carabinieri in via Fosse Ardeatine a Milano per autodenunciarsi.
“Ad un certo punto della mia vita ho dovuto scegliere se trovandomi davanti a un bivio avrei voluto percorrere la strada più lunga che mi avrebbe portata all’inferno o scegliere la strada più breve che mi avrebbe portato qui, in Svizzera a Basilea. Io ho scelto per questa seconda opzione“. Queste le parole di Elena, 69enne di Spinea (in provincia di Venezia) affetta da microcitoma polmonare, che in un videomessaggio ha spiegato i motivi della scelta di ricorrere all’eutanasia in terra elvetica. E questa mattina è arrivata la notizia che la donna è deceduta in una clinica elvetica.
Nel suo ultimo video ha spiegato di essersi rivolta a Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, perché non voleva che i suoi familiari potessero subire delle ripercussioni legali, con l’eventualità di essere accusati dallo Stato italiano di istigazione o aiuto al suicidio, per averla accompagnata in Svizzera. Scelta che invece è stata presa in totale autonomia da Elena, che però ha raccontato dell’appoggio, comprensione e sostegno della famiglia, che come è comprensibile aveva fatto di tutto per cercare di procrastinare questa scelta.
In un post pubblicato su Facebook dall’Associazione Luca Coscioni si legge che un’attesa ulteriore avrebbe potuto determinare “altre sofferenze e peggioramenti vista la progressione della malattia già in fase avanzata“. Infatti la 69enne aveva ricevuto la diagnosi di essere affetta da questa patologia oncologica a inizio luglio 2021: nonostante i tentativi di combattere la malattia, che le sono costati molto a livello fisico e psicologico, i medici le hanno comunicato che il problema non era stato risolto e che anzi le sarebbero rimasti solo pochi mesi di vita.
Da quel momento ha maturato la decisione di porre fine alla proprie sofferenze: “Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa – ha aggiunto la donna – tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola“.
Marco Cappato ha annunciato che questa mattina, alle 11, si recherà alla stazione dei Carabinieri in via Fosse Ardeatine a Milano per autodenunciarsi. Per l’attivista si tratta di una nuova disobbedienza civile, dal momento che la persona accompagnata non è “tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale” (le era stata prescritta solo una cura a base di cortisone) quindi non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo per l’accesso al suicidio assistito in Italia. Rischia fino a 12 anni di carcere per l’accusa di aiuto al suicidio.