Abbiamo voluto intervistare Marco Berry, volto noto di Mediaset, in quanto da gennaio è iniziato il suo progetto ‘Yes it’s possibile’. L’ex Iena, showman, comico ed illusionista, si sta preparando per diventare il primo civile/ turista a volare nello spazio.
Ci riuscirà? Sicuramente non rinuncerà facilmente al suo sogno, ed è proprio questo lo scopo del progetto ed il messaggio intrinseco che Marco intende trasmettere a tutte le generazioni: ‘Qualsiasi età abbiate non smettete mai di sognare, i sogni sono la linfa della vita, e sono sempre raggiungibili, la parola impossibile non deve condizionarci, mai.’ Ecco quanto è emerso dall’interessante confronto che abbiamo avuto il piacere di avere, di seguito l’intervista che ci ha rilasciato in esclusiva:
Ciao Marco, prima di tutto ti ringraziamo per averci concesso questa intervista in presenza, ho letto del tuo singolare ed interessante progetto Yes It’s possibile, ove mi pare di aver compreso che l’obiettivo primario sia quello di trasmettere un messaggio importante ai giovani, ma in realtà a tutte le generazioni, ossia che nella vita a qualsiasi età non si deve mai smettere di sognare e la parola ‘impossibile’ non deve esistere, perché credendo nelle proprie mete, queste sono comunque perseguibili, o almeno ci si può arrivare il più vicino possibile. E’ per questo che hai deciso di prepararti, partendo dal tuo sogno di quando eri bambino ‘diventare astronauta, per provare a divenire il primo civile/ turista ad andare sullo spazio?
«Sì Erica effettivamente è così, io nella mia vita non ho mai smesso di sognare, sognavo da ragazzino e sogno oggi che sono adulto ed ho 57 anni, i sogni sono fondamentali, una ricchezza, un tesoro, sono proprio i sogni che possono darci la spinta giusta per superare i nostri limiti. I sogni, se ci credi fino in fondo, sono realizzabili, devi sempre lottare per il tuo sogno. Tutto nasce da un incontro che ho avuto dopo una lezione che ho tenuto in una scuola dove si parlava appunto anche di sogni e progetti futuri, un ragazzino, all’epoca tredicenne, mi si avvicina e mi dice di aver smesso di lottare. Il ragazzino sovrappeso era bullizzato, aveva tutte le materie insufficienti ed aveva smesso di credere nel domani e soprattutto non aveva più voglia di sognare, demoralizzato, forse, dal contesto che viveva.
Beh gli ho detto “Guarda che i tuoi sogni sono importanti, non puoi buttarli via. Devi aggrapparti a loro, perché raggiungere gli obiettivi è faticoso. Certo non è mai semplice. Vuol dire rimboccarsi le maniche, fare sacrifici, cadere tante volte. E ogni volta che cadi, che sbagli, devi sapere che quell’errore è una ricchezza, una ricchezza di informazioni che va analizzata e su cui bisogna intervenire”. Poi ho portato la mia esperienza di vita, aggiungendo: “Sai quand’ero ragazzino, alla tua età, anch’io avevo un sogno, volevo fare l’astronauta, poi tutti mi hanno convinto che non era il caso ed allora ho smesso di crederci, mi sono fatto condizionare, ma ai sogni bisogna sempre crederci”. Ecco allora la promessa che ho fatto a quei ragazzi e che ha dato vita al progetto di cui parliamo oggi : “credete nei vostri sogni e se ci credete, ogni cosa è possibile. Anche io, alla mia età, ce la metterò tutta. Cercherò di superare tutte le prove, tutti i test per provare a diventare il primo civile ad andare nello Spazio. Yes It’s Possible”».
Ma non è un obiettivo troppo ambizioso, lo hai scelto di proposito?
«Ma guarda come ti dicevo ho scelto lo spazio un po’ perché era il mio sogno nel cassetto di quando ero bambino e poi perché vi è una frase di Les Brown che dice: ‘Tu mira alla luna. Male che andrà, ti ritroverai tra le stelle’. Cosa vuol dire? Se sogni devi sognare in grande, poi al massimo non ci arrivi, ma se ti impegni a fondo e ti avvicini all’obiettivo che ti sei posto, hai già vinto. Quando ci si pone un obiettivo, si costruisce un percorso per arrivarci, diciamo che uno parte da A per arrivare a B. Ecco, io non so se arriverò mai nello Spazio, ma il mio obiettivo è arrivare lì. In questo percorso incontrerò tanti ostacoli e ad ogni ostacolo imparerò a fare cose differenti, alla fine del mio percorso, mi sono concesso 365 giorni per provarci, avrà comunque imparato tantissime cose che prima non conoscevo, dunque alla fine del mio cammino avrà comunque già vinto ed acquisito conoscenze nuove.
Io mi sono accorto di una cosa, soprattutto in questo ultimo periodo anche complesso dal punto di vista della salute ed economico, ci siamo un po’ arresi spesso non facciamo che piangerci addosso, non smettiamo di lamentarci per ogni cosa, abbiamo smesso di reagire ma soprattutto abbiamo smesso di sognare. Yes it’s possible nasce proprio per dimostrare a tutti che i sogni, anche quelli apparentemente più irraggiungibili, si possono realizzare perché il sogno è ricchezza, è passione, è una forza che ti permette di superare qualsiasi ostacolo. Voglio inoltro che si capisca che anche i fallimenti e gli errori non vanno temuti perché le sconfitte sono un tesoro di informazioni».
Quindi da gennaio hai iniziato a prepararti ed allenarti per tentare di superare tutte le prove ed i test ai quali vengono sottoposti gli astronauti professionisti, puoi dirci quali prove dovrai superare e chi ti sta aiutando nella tua impresa?
«Le prove da superare sono parecchie, tra queste dovrò:
1. lanciarmi da un aereo con un paracadute
2. Pilotare un aereo
3. Sopravvivere in una grotta
4. Il Volo Parabolico Zero G, micro gravità
5. Ambientazione sott’acqua
6. Accelerazione nella Centrifuga
7. Imparare due lingue straniere
In questa impresa mi stanno aiutando dei preparatori atletici, uno psicologo della prestazione, un alimentarista, insomma devo riuscire ad arrivare a chi avrà il potere di mandarmi in orbita pronto fisicamente e mentalmente. Lo scopo è provare ad entrare in contatto, quando mi sentirò pronto, con almeno uno di questi 4 big: Richard Branson, proprietario della Virgin Galactic, il magnate capo di Tesla Elon Musk, Xi Jinping o Putin. Ma lo scopo non è solo andare nello spazio perché magari sarò riuscito, dopo 1 anno di sacrifici e preparazione ad arrivare pronto, ma vorrei portare con me i progetti più innovativi della ricerca italiana. Voglio offrirmi come cavia ed ambasciatore delle eccellenze scientifiche del nostro paese, e fare qualcosa di utile per loro. Il mio è un appello a tutti i giovani ricercatori che vogliono portare le proprie idee più in alto, contattatemi e proviamoci insieme».
Ti sei mai chiesto perché proprio tu dovresti essere scelto per essere il primo civile ad andare nello spazio?
«Ma guarda magari sarà una casualità, ma ti racconto una curiosità, che comunque mi spinge a perseguire il mio sogno con ancor maggiore ambizione, il primo uomo che andò nello spazio fu Jurij Gagarin il 12 aprile 1961, la prima missione spaziale, Space Shuttle, risale al 12 aprile 1981. Ora vuoi sapere quando sono nato? Beh sarà destino, sarà un caso, ma io nasco il 12 aprile 1963. Non so, questa data ricorrente del 12 aprile, mi fa sorridere e riflettere ‘ Il destino qualche volta si diverte a farci divertire con il caso’».
Vi è un libro, tra i tanti che hai letto nel corso della tua vita, che ti ha particolarmente colpito e forse avvicinato a questo mondo e poi al progetto?
«Sì il 16 maggio 2015 sono intervenuto alla presentazione del libro ‘Tutto in un Istante’ organizzato presso l’Aero Club Torino, scritto da Maurizio Cheli e Marienne Merchez, libro che ho letto più volte ed ho trovato davvero illuminante. Questo libro dall’astronauta Cheli riesce a mettere a fuoco tematiche educative e formative molto attuali. Il messaggio che passa, attraverso il racconto della storia della sua vita, è che la passione e l’impegno siano le basi per una vita soddisfacente. Il sogno di un bambino, il suo, che diviene realtà proprio grazia alla perseveranza e alla pazienza, qualità che al giorno d’oggi sembrano sempre meno coltivate, in quanto tende a predominare il ‘qui e ora’, il ‘tutto e subito’.
L’essere piloti, metaforicamente, della propria vita, avere fiducia in sé stessi ma anche nel team di appartenenza, comprendere quanto conti l’impegno e la costanza per raggiungere i propri obiettivi e desideri sono stati proprio il leitmotiv di un mio spettacolo teatrale ‘Da un bambino allo Shuttle’ che poi è divenuto ‘Da Leonardo allo Shuttle’ e poi del mio progetto attuale: Yes It’s possibile».
Grazie Marco per questa tua intervista e per averci spiegato a fondo la mission del progetto, vuoi aggiungere qualcosa, un messaggio conclusivo?
«Mi sento più che altro di dare un semplice suggerimento, la vita è troppo bella ed effimera per essere sprecata con ‘inutili piagnistei’, imparate a meravigliarvi ogni giorno delle piccole cose che ci vengono offerte. Bisogna conservare, anche crescendo, quella capacità naturale che hanno i bambini piccoli, ossia quella di farsi stupire ogni giorno, di lasciarsi meravigliare dalla vita.
Solo così anche i sogni potranno tornare con costanza e determinazione ad essere realizzabili, nella vita nulla è semplice o arriva per caso, ma se si crede fermamente in un progetto e si lotta per questo, tutto è possibile, a qualsiasi età.
Non ho altro da aggiungere, se non un invito: continuate a seguirmi sui social, dove step by step col mio team vi mostrerò il mio impegno ed i miei sforzi per ambire ad essere il primo civile ad andare sullo spazio».
Ciao Marco e Grazie, e se possiamo ‘in bocca al lupo per tutto’
«Grazie Erica e grazie a voi de Il Valore Italiano per questa opportunità di condivisione, e “Viva il Lupo!”».