Emergono nuove importanti rivelazioni sulla morte di Diego Armando Maradona dopo la diffusione dei risultati tossicologici emersi dalla sua autopsia. Secondo quanto riportato dal quotidiano argentino ‘La Nacion‘ nell’organismo del campione argentino non è stata riscontrata la presenza di alcol o droghe, mentre i test hanno rivelato l’eccessiva presenza alcuni di psicofarmaci: venlafaxina, quetiapinale, vetiracetam e naltrexone.
La venlafaxina è un farmaco antidepressivo usato per trattare i disturbi d’ansia, la quetiapina è un antipsicotico che serve a curare la depressione grave e alcune dipendenze, il levetiracetam è un antiepilettico che agisce sul sistema nervoso centrale e può causare sonnolenza e diminuzione della reattività, ed infine il naltrexone è un farmaco contro la dipendenza da alcol e da oppioidi.
L’esame tossicologico ha inoltre escluso la presenza di tracce delle medicine utilizzate dall’ex calciatore per curare la sua cardiopatia. A questo punto il particolare più rilevante sul quale gli inquirenti sono chiamati a fare luce riguarda le caratteristiche di alcuni di questi psicofarmaci che potrebbero aver provocato un’aritmia. Se così fosse i medici che li hanno prescritti non avrebbero dovuto in quanto erano totalmente inadatti ad un paziente che soffriva di gravi problemi cardiaci. I risultati rafforzerebbero l’ipotesi di reato per coloro che monitoravano le condizioni di salute del campione del mondo con la nazionale argentina nel 1986.
Al momento del decesso, avvenuto il 25 novembre scorso, i risultati di laboratorio affermando che El Pibe de Oro “presentava un acuto edema polmonare e una grave insufficienza cardiaca cronica oltre a una miocardiopatia dilatativa, un quadro cirrotico al fegato e, ai polmoni, una rottura dei setti alveolari e infine una necrosi acuta nella zona renale”. Analisi dalle quali gli esperti hanno dedotto che Maradona non sia morto all’istante ma abbia sofferto per diverse ore nella sua stanza, potrebbero essere addirittura 6 o 8, prima del decesso.
Dopo aver appreso la notizia, la secondogenita Giannina si è sfogata pubblicando un messaggio polemico su Twitter: “A tutti i figli di p… che aspettavano l’autopsia di mio padre affermare che faceva uso di droghe, marijuana e alcol. Non sono un dottore, ma sembrava molto gonfio. La voce era robotica. Non era la sua voce. Stava succedendo ed io ero la pazza fuori di testa”.
In molti ipotizzano che il tweet rappresenti una frecciata al neurochirurgo del padre, Leopoldo Luque, iscritto nel registro degli indagati insieme alla psichiatra Agustina Cosachov, entrambi ritenuti dalla figlia tra i responsabili dell’imperizia e negligenza che hanno causato la morte della leggenda albiceleste.
Carlo Saccomando