Il metallo prezioso, proveniente dalle rapine, veniva trasformato in lingotti e rimesso sul mercato anche grazie ad alcune attività di "compro oro". L'attività era sotto il controllo del mandamento di Porta Nuova
Questa mattina all’alba un’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, eseguita dai finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, in collaborazione con il Comando Provinciale di Palermo, ha permesso di arrestare 5 persone accusate di concorso esterno in associazione di stampo mafioso, riciclaggio, ricettazione ed estorsione aggravati.
L’indagine ha coinvolto tre “compro oro” del capoluogo siciliano. Secondo l’accusa negli ultimi tre anni avrebbero riciclato il metallo prezioso di alcuni clan mafiosi tra i quali il mandamento mafioso di Porta Nuova. In tre anni sarebbero state riciclate oltre due tonnellate di oro per un valore di 75 milioni di euro.
Le Fiamme Gialle hanno sequestrato 5 imprese operanti nel settore del commercio dell’oro, nonché di somme di denaro, oro, disponibilità finanziarie, beni mobili registrati, immobili e aziende nella disponibilità di 27 indagati, per un valore di circa 5 milioni di euro.
L’attività investigativa ha permesso di raccogliere elementi in merito all’esistenza di un meccanismo di riciclaggio di oro che sarebbe stato messo in atto da una società palermitana la quale, sulla base delle direttive impartite dal mandamento mafioso di Porta Nuova a Palermo, avrebbe agito da collettore di grandi quantità di materiale prezioso fornito da ladri, rapinatori e ricettatori.
La società artefice di questo meccanismo sarebbe stata finanziata sul nascere dall’allora reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, nel triennio 2016-2018 ha dichiarato operazioni di cessione di oro per oltre 2,19 tonnellate, per un controvalore di oltre 75 milioni di euro.
In base agli elementi raccolti dalle Fiamme Gialle è emerso che in una prima fase l’oro era sottoposto ad un processo di fusione per essere poi ceduto ad altri operatori del settore sotto forma di lingotti o verghe. Successivamente, al fine di ridurre i rischi e di dare una parvenza di legalità alle grandi quantità di oro movimentato, gli stessi imprenditori si sarebbero serviti di soggetti esercenti l’attività di “compro oro”, rispetto ai quali sarebbero emersi gravi indizi di reato in ordine all’emissione di false fatture di vendita.