Nel 2019 cade anche il sessantesimo anniversario dal lancio (era il 26 agosto 1959) della iconica Mini, la rivoluzionaria city car che al debutto venne presentata con i due diversi marchi – Austin e Morris – e con due denominazioni Seven e Mini-Minor.
In attesa di una lunga serie di celebrazioni, che coinvolgeranno evidentemente anche l’attuale gamma Mini, di proprietà del Gruppo Bmw, i riflettori sono puntati sulla replica della Mini originale degli Anni ’60, realizzata dalla David Brown come Mini Remastered e proposta a 82mila euro. Nonostante un listino così elevato (e che viene quasi sempre superato per effetto dei tantissimi optional a listino) la presentazione di questo gioiello dell’artigianato Made in England ha letteralmente scatenato l’interesse degli appassionati e la curiosità di chi non ha mai vissuto gli anni della Mini e degli altri fenomeni sociali ed artistici che hanno accompagnato l’evoluzione di questa auto ‘sessantenne’ ancora in grande forma.
La Remastered unisce la scocca originale delle prime Mini – un ricambio ampiamente disponibile – ad una tecnologia modernissima, che comunque non modifica il look originale dell’esterno e ‘aggiorna’ con un riuscito risultato il design e la funzionalità degli interni. Spiccano, senza alterare le forme originali, i fari e i gruppi ottici a Led, così come la tecnologia del 21mo secolo fa capolino nella plancia sotto forma di display per l’Infotainment e la navigazione. Sotto al cofano, nella tradizionale posizione trasversale ‘avanzata’ un 4 cilindri nella classica cilindrata di 1275 cc da 83 Cv (ma è previsto anche un 1333 cc più potente) che può essere combinato con un cambio manuale a 5 marce o un automatico a 4 rapporti, due soluzioni che non erano mai state proposte nella prima Mini.