ISCHIA. Ischia racchiude in sé, oltre al paesaggio incantevole dell’isola, un gioiello chiamato Castello Aragonese. In origine il nome era Castrum Gironis, secondo alcuni derivante da Gerone da Siracusa, a cui è attribuito il primo insediamento risalente al V secolo a.C., secondo altri dal “giro di mura” fortificate attorno all’isolotto di roccia trachitica. L’attuale nome riporta alla dinastia di Alfonso I d’Aragona, il quale trasformò il preesistente Maschio angioino nel XV secolo d.C., facendo anche costruire le mura difensive, e scavare nella roccia la galleria di accesso pedonale. Attualmente la terza generazione della famiglia Mattera cura il castello, aperto al pubblico tutto l’anno, e promuove diversi eventi culturali.
Era il 1912 quando, venduto all’asta dal Demanio dello Stato, il castello è stato acquistato dall’avvocato Ernesto Mattera, divenendo residenza privata, dopo alcuni restauri dovuti alle distruzioni e all’incuria. Proclamato monumento nazionale, e quindi sottoposto dallo Stato al vincolo d’inedificabilità assoluta, la struttura rinasce negli anni, conservando la propria identità architettonica, grazie ai lavori condotti con sensibilità, e tenendo fede al metodo della “mano leggera” per preservarlo. Barbari e Saraceni con le loro scorrerie hanno percorso la storia del castello, inizialmente fortezza militare, e poi residenza sotto Enrico VI di Svevia, oltre ad Angioini ed Aragonesi. Nel 1301 il cratere del Monte Trippodi si risveglia, e la colata lavica distrugge un’ampia area, per cui gli isolani si rifugiano sul castello e lo trasformano in una vera e propria cittadina, ergendo, inoltre, la cattedrale dell’Assunta.
Molte famiglie nobili qui s’insediano, costruendo splendidi palazzi. Giungono poi spagnoli, austriaci, e nel 1809 gli scontri tra le forze anglo-borboniche e francesi. Nel 1823 Ferdinando I lo trasforma in luogo di pena per gli ergastolani, e nel 1825 il figlio Francesco I ne fa addirittura un carcere per reati comuni. L’arrivo di Garibaldi a Napoli nel 1860 porta Ischia a unirsi al Regno d’Italia, e in questo modo gli edifici del castello entrano nel patrimonio del Demanio, e i terreni coltivabili vengono affidati all’orfanotrofio militare. Il resto è storia.
A Levante la struttura del castello si affaccia sull’intero Golfo di Napoli, Capri, Procida, e Vivara, mentre a Ponente sulla Baia di Sant’Anna e sul resto dell’isola. Nella “Casa del Sole”, antica costruzione del castello, oggi sono esposti resti delle epoche passate e opere di arte moderna. Si possono ammirare pregevoli strutture architettoniche di epoche diverse, meravigliosi sentieri e terrazzi, la rigogliosa vegetazione, le antiche chiese, e i monumenti. I siti di maggior interesse sono la chiesa dell’Immacolata, il convento e il cimitero delle Clarisse, il terrazzo, l’antica torre di avvistamento, la cripta della cattedrale, e le carceri.
Simona Cocola