I dubbi di Movimento 5 stelle e Lega sull'ulteriore invio di armi all'Ucraina
Il Movimento 5 stelle torna a chiedere al presidente del Consiglio Mario Draghi di riferire alle Camere prima della sua partenza per Washington, previsto per la prossima settimana. “Il Parlamento vuole essere informato su quale posizione porteremo in quella sede“, scrive l’M5s. Poco fa la risposta di palazzo Chigi. “Il presidente del Consiglio è in partenza per gli Stati Uniti, i tempi sono stretti“, fanno sapere alcune fonti. Tanto più che “la richiesta di Conte resta isolata“. Se ne riparlerà più avanti, magari al question time del 19 maggio.
Il Movimento vuole quindi “più negoziati e meno armi“. “Si continua a parlare troppo di armi e poco, troppo poco, di negoziati e soluzioni politiche per mettere fine alla guerra“, si legge nel comunicato grillino. E ancora: “Non si può attendere l’ultima bomba per negoziare una soluzione politica. Altrimenti non resterà più niente, sarà solo una carneficina“. Una posizione che tocca da vicino la linea dell’invio di armi all’Ucraina, in particolare quelle pesanti. E su questo Giuseppe Conte è stato chiaro. “Noi siamo contrari all’invio di armi sempre più letali e offensive ma il tema vero è l’indirizzo politico: l’Italia sta partecipando nel fornire gli aiuti all’Ucraina, ma con quali obiettivi?“. In precedenza l’ex premier aveva detto: “Io da Draghi? Venga lui in Parlamento“. Conte vorrebbe anche portare in aula una mozione sull’ulteriore invio di armi.
Oltre all’imminente partenza di Draghi per gli Stati Uniti, sono state le parole del ministro della Difesa Lorenzo Guerini a scatenare le polemiche dell’M5s, ma anche della Lega. Il ministro, davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato, ha parlato dell’invio a Kiev di “dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile“. Una frase che ha fatto pensare ad armamenti offensivi, o addirittura in grado di colpire direttamente il territorio russo. Tanto che il ministero è dovuto intervenire con una nota, spiegando che il ministro si riferiva a “munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini“. Ricordiamo che l’elenco preciso delle armi inviate all’Ucraina è secretato.
Ma tanto è bastato a far riemergere i dubbi di Movimento 5 stelle, e anche della Lega. Matteo Salvini questa mattina è tornato a parlare di pace ed ha aggiunto: “Non penso che dopo due mesi e mezzo la risposta sia altre armi. Due mesi e mezzo fa abbiamo votato con convinzione ma ora bisogna domandarsi cosa allontana la pace e cosa la avvicina“. Il riferimento è al decreto Ucraina.
Il ministro della Difesa oggi è tornato precisare la linea di palazzo Chigi. “Il governo – ha detto – sta lavorando a sostegno dell’Ucraina in base alle indicazioni che sono state date dal Parlamento con una risoluzione adottata a grandissima maggioranza. Quasi all’unanimità. In quella risoluzione – ha ricordato Guerini – si impegnava il governo anche a sostenere, attraverso l’invio di materiale militare, la resistenza Ucraina, con sistemi d’arma difensivi. E’ quello che stiamo facendo. Lo abbiamo fatto con gli invii fatti finora insieme agli altri paesi europei, insieme ai Paesi alleati, e sulla base del mandato ricevuto dal Parlamento“.