• 4 Novembre 2024
  • POLITICA

L’Italia valuta la possibilità di adottare il green pass sul modello francese

Partiti e governatori divisi sulla possibilità di rendere il green pass alla francese obbligatorio per accedere nei locali pubblici. Da risolvere i problemi legati a privacy e costituzionalità del provvedimento.

Il governo italiano sta riflettendo sull’ipotesi di adottare la stessa misura annunciata ieri dal presidente francese Emmanuel Macron: dal 15 settembre i medici e il personale sanitario d’Oltralpe dovrà obbligatoriamente effettuare il vaccino e a partire da inizio agosto in Francia sarà obbligatorio avere il green pass per poter accedere a luoghi di cultura come musei, cinema e teatri, per entrare in bar, ristoranti e centri commerciali e per poter viaggiare su autobus, treni e aerei.

Nello specifico per ottenere il pass sanitario francese bisognerà attestare il completamento dell’intero ciclo vaccinale, la recente guarigione oppure la realizzazione di un test che dia esito negativo, così come è previsto per l’ottenimento del green pass Ue. Mentre in Italia il sistema è differente in quanto è possibile ricevere il green pass “italiano” già dopo 15 giorni dalla somministrazione della prima dose di vaccino.

Per Sileri il green pass alla francese potrebbe aiutare l’economia e rilanciare la campagna vaccinale

Tra i primi a spingere per adottare il modello francese è stato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che intervistato dal Messaggero ha affermato che bisognerebbe applicare “sul serio” il green pass, ovvero seguendo le linee guida del certificato Covid digitale dell’Ue, e che sarebbe il caso di eliminare la quarantena per chi ha ricevuto entrambe le dosi del vaccino. Il sottosegretario si augura che i parametri di valutazione che stabiliscono il colore delle regioni possano essere modificati nel giro di due settimane: “Dovremo aumentare l’importanza del tasso di riempimento degli ospedali“, ha esemplificato.

Inoltre la proposta di rendere obbligatorio il green pass per accedere ad alcune attività commerciali potrebbe rilanciare alcuni settori sprofondati in grave crisi e nello stesso tempo incentiverebbe un gran numero di persone a fare il vaccino. L’esempio più lampante è quello delle discoteche, secondo Sileri se “concedessimo ai locali di aprire per i clienti con il Green pass, avremmo la corsa di chi ha tra i 18 e i 40 anni a vaccinarsi“.

Della stessa idea il commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo, per il quale il sistema alla francese potrebbe dare una spinta agli indecisi del vaccino, anche se andrebbe comunque fornita l’alternativa del tampone per rispettare gli equilibri costituzionali.

green pass
PierPaolo Sileri, sottosegretario alla Salute

Partiti e governatori divisi sulla possibilità di rendere il green pass alla francese obbligatorio per accedere nei locali pubblici

Sul fronte politico il Partito democratico sarebbe favorevole all’obbligo del green pass per gli eventi pubblici, così come Articolo Uno e il suo segretario Roberto Speranza. Ma il ministro della Salute sarebbe più titubante sull’introdurre la misura anche nei locali pubblici, perché il rischio di penalizzare queste categorie sarebbe troppo grande.

Tra i favorevoli al green pass per accedere a luoghi con più di 50 persone, ai bar e ai ristoranti e sui trasporti pubblici, ci sono anche il governatore della Liguria, Giovanni Toti, e l’assessore alla Salute del Lazio, Antonio D’Amato, per il quale “sarebbe utile che il Governo decidesse in che maniera vada utilizzato il certificato verde, possibilmente con la vaccinazione completa, prima di adottare misure restrittive“.

Il fronte dei contrari alla proposta è guidato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini: la leader di FdI parla di “follia anticostituzionale” e di “idea raggelante“, posizione condivisa dal segretario del Carroccio che commenta con un semplice “non scherziamo“. Per i deputati pentastellati in Commissione Affari sociali l’ipotesi è “prematura e pone interrogativi per coloro che devono forzatamente ricorrere al tampone.

Anche le categorie sono divise: Fipe-Confcommercio paventa pesanti penalizzazioni per i ristoratori ma per Federalberghi sarebbe un provvedimento “sacrosanto”.

Il governo pronto al dibattito sul tema: da sciogliere i nodi legati a privacy e costituzionalità

Il governo, insieme al Comitato tecnico scientifico, è pronto a valutare l’ipotesi di introdurre il pass vaccinale sul modello europeo e francese, anche se è difficile che la questione possa essere affrontata prima del monitoraggio settimanale che come ogni venerdì mostrerà qual è l’evoluzione della curva epidemiologica nel nostro Paese e come procede la campagna vaccinale. Sul tema del pass ci sono però alcuni nodi da sciogliere, come quello della costituzionalità oltre ai problemi di privacy che ne scaturirebbero e che poi andrebbero presi in esame dal Garante.

Questo venerdì, ma soprattutto il prossimo, si osserverà se i festeggiamenti in piazza a seguito della vittoria della Nazionale italiana agli Europei hanno portato o meno ad un aumento dei casi di contagio. Particolare attenzione sarà prestata alla diffusione della variante Delta, che ha fatto lievitare il numero di casi da una media di 764 casi settimanali ad una media che sfiora i 1400 casi tra l’8 e il 13 luglio. Ieri il numero dei nuovi positivi è ulteriormente aumentato toccando quota 1540 casi, anche se rispetto a domenica il tasso di positività è sceso dall’1,2% allo 0,8%.

Carlo Saccomando

Classe 1981, giornalista pubblicista. Poco dopo gli studi ha intrapreso la carriera teatrale partecipando a spettacoli diretti da registi di caratura internazionale come Gian Carlo Menotti, fondatore del "Festival dei Due Mondi" di Spoleto, Lucio Dalla, Renzo Sicco e Michał Znaniecki. Da sempre appassionato di sport lo racconta con passione e un pizzico di ironia. Attualmente dirige il quotidiano "Il Valore Italiano".

Articoli correlati