Soprattutto nell'ultimo periodo, a causa della pandemia, l'insonnia è diventata un male sociale.
È stato calcolato che in Italia un terzo della popolazione soffre o ha sofferto di insonnia. Esistono parecchi rimedi per curarla ma non tutti funzionano per ognuno di noi. Succede che siamo preoccupati ed una delle prime attività ad essere penalizzate è proprio il sonno.
La medicina non è d’accordo, in particolare il Dottor Lino Nobili, responsabile del centro della medicina del sonno all’Ospedale Niguarda di Milano, sostiene che la deprivazione del sonno altera le funzioni del cervello principalmente nella zona frontale e aumenta il rischio di sviluppare la depressione. Nel caso fosse già presente l’insonnia potrebbe agire da aggravante.
La Classificazione Internazionale dei Disordini del Sonno definisce l’insonnia come una “difficoltà persistente a iniziare il sonno o di proseguirlo nella sua durata o nella sua profondità/qualità (fino al raggiungimento della cosiddetta fase REM) che si verifica nonostante la presenza di adeguate opportunità e circostanze per dormire, e si traduce in qualche forma di difficoltà durante il giorno (sonnolenza, difficoltà a concentrarsi, deficit dell’attenzione…). Il disturbo dev’essere presente per almeno tre volte a settimana e per almeno tre mesi per configurare l’insonnia cronica“.
Possono essere numerose le cause per le quali non riusciamo a prender sonno ma se non hanno a che fare con inquinamento acustico o luminoso, tipici delle moderne città, possiamo andare a cercarle nelle nostre abitudini di vita. Un lavoro che impone turni massacranti e costringe a cambiare il giorno con la notte non è di certo compatibile con il sonno. Anche avere bimbi piccoli non aiuta, soprattutto neonati con le poppate notturne, ma a questo si sopravvive. Ben più complicato quando non si riesce a dormire e non esistono cause evidenti, oggettive, che possano determinare la nostra insonnia.
A chi non è mai accaduto di trovarsi a letto, girarsi e rigirarsi senza riuscire ad entrare in quella fase di ristoro/beatitudine che ci fa addormentare tranquilli e risvegliare riposati? Se succede una tantum abbiamo visto che non è un problema. Ricordiamo con piacere le dormite che facevamo da bimbi, ma per svariati motivi ci troviamo la notte a guardare, sconsolati, il buio. Dopo una sana dormita la nostra giornata appare più facile da affrontare mentre al contrario diventa difficoltoso fare qualunque cosa, figuriamoci essere impegnati in un lavoro.
I rimedi della nonna vengono velocemente superati da qualche innocuo tranquillante ed il pericolo può diventare reale se si decide senza il consiglio del proprio medico ed un’anamnesi accurata, di seguire indicazioni lette sul web o suggerite da amici.
Nel frattempo, la mancanza di sonno può portare ad un calo effettivo del rendimento sul lavoro, con rischi di incidenti anche importanti. L’età di certo è un’aggravante, ricordiamo con piacere le dormite che facevamo da bimbi, ma qualche ora di sonno ininterrotto è necessaria. Di contro l’insonnia influisce sulla vita di tutti i giorni, perché limita la nostra attenzione ed abbassa il nostro coefficiente cognitivo: non è da sottovalutare.
Con il caldo di questi giorni, poi, diventa una sfida concedersi una sana dormita con conseguenti disturbi anche alla memoria, quindi una qualità inferiore del nostro quotidiano, ma come sappiamo bene il tempo vola e fra un attimo avremo bisogno della copertina sul lenzuolo e potremo tornare a dormire sonni tranquilli. Al contrario prenderemo in seria considerazione una visita dal medico perché l’insonnia si cura ed il sonno è un valore troppo importante per non essere trattato col dovuto rispetto.