Lele Mora, 64enne agente dei VIP, talent scout, personaggio televisivo, produttore e manager, dopo un periodo di pausa forzata torna in pista per ricominciare una nuova carriera. Ha deciso di rilasciare un’intervista esclusiva al “Valore Italiano” per raccontare l’evoluzione del mondo dello spettacolo, alcuni aneddoti del passato e i progetti per il futuro.
Da quando non ci sono più io è cambiato totalmente. Prima di tutto c’è stata un’evoluzione tecnologia nei mezzi di comunicazione. L’avvento dei social e di cellulari ultramoderni ha mutato le dinamiche della società. In ambito professionale posso affermare che davo lavoro a tutti: artisti dalle grandi qualità e ad altri meno dotati. Il mondo televisivo è cambiato perché non c’è stato più niente di nuovo. Non è nato un alro “Lele Mora” in grado di creare ogni anno personaggi nuovi, capaci di alimentare l’interesse mediatico di televisione e giornali. A causa di queste dinamiche i periodici di gossip ne hanno risentito in maniera particolare e sono andati in crisi.
Devo dire che sono anche corresponsabile di alcune cattive abitudini che si sono perpetrate nel tempo. In un periodo della mia carriera ho creato ad arte servizi orribili, pianificati a tavolino, svenduti a diverse testate, nei quali non c’era nulla di vero. Avevo la capacità di trasformare un fatto insignificante in una notizia gigantesca. Mi spiace sopratutto perché ancora oggi alcuni colleghi utilizzano lo stesso metodo con risultati catastrofici.
Il caso più recente è quello di Fabrizio Corona, che ha avuto un forte contrasto con Riccardo Fogli nella scorsa edizione dell’Isola dei Famosi. Il presunto tradimento della moglie Karin Trentini è stato del tutto inventato. Per dare visibilità ad un famoso produttore di abiti da sposa. Barbara D’Urso, che è una donna molto intelligente, ma a cui piace mettere il dito nella piaga per creare determinate situazioni, ha colto la palla al balzo ed ha permesso a Corona di intervenire nel programma. Fabrizio è andato un po’ fuori dalle righe. Inoltre recentemente è tornato dietro le sbarre: il magistrato di sorveglianza gli ha ritirato l’affidamento concesso e non rispettato. Per lui le regole non sono mai esistite. All’inizio del suo percorso lavorativo insieme a me era diverso: un ragazzo perbene, pulito, preciso, che ascoltava i consigli. In seguito i soldi gli hanno fatto girare la testa, sono stati una sorta di demone, e lui viveva unicamente per fare denaro. È una malattia. Chi è stato vicino a lui, non se ne è reso conto.
Nella mia carriera ho cominciato a lavorare con artisti “completi”, principalmente cantanti. La prima in assoluto è stata Gianna Nannini. Poi Patty Pravo, Loredana Bertè, Zucchero Fornaciari, Nilla Pizzi e molti altri. Nilla Pizzi la incontrai nel ristorante l’Ambasciata, a Quistello, in provincia di Mantova, dopo un suo concerto in paese. Ero un suo grande fan, riuscii a parlarle e in seguito nacque una collaborazione. La Bertè era ed è ancora oggi una folle, ma in senso artistico, e conosce molto bene la musica. Così come Patty Pravo, che ha studiato in conservatorio e sa suonare più di dieci strumenti. Sono icone, donne capaci di lasciare il segno. Lo stesso discorso vale per Zucchero. Quando un cantante è anche autore, paroliere e prepara la musica per i suoi pezzi, è completo: insegna cos’è la vera arte e che cos’è la vita. Poi ci sono quelli senza arte, che sono solo belli, durano poco e sono convinti di essere loro stessi il vero successo. Non riescono a comprendere che alle spalle hanno strategie pianificate da un bravo agente.
Una storia legata a Zucchero. Ancora oggi siamo rimasti molto amici, ma non avrei il tempo di seguirlo professionalmente in quanto è diventato una rock star internazionale. Sono stato il primo a fargli scoprire l’Avana, non ci era mai stato. Ricordo ancora di quando si offese perché una volta arrivati a Cuba, gli avevo fatto trovare in stanza un invito per una serata speciale. Pensò che lo avessi venduto a sua insaputa per un’ospitata e avessi guadagnato di nascosto. Non lo avrei mai fatto né alle sue spalle e nemmeno nei confronti di qualsiasi mio assistito. Quando scoprì che alla serata di gala avrebbero partecipato i più grandi musicisti cubani dell’epoca, vincitori di numerosi Grammy, come Compay Segundo, Chucho Valdes, i Buena Vista Social Club e tanti altri, cambiò idea. Con Zucchero ho vissuto una bella esperienza. È partito suonando nei pianobar e in seguito è diventato una star. Arrivò penultimo a Sanremo nel 1985 con il brano “Donne”, nonostante ciò rappresentò un grande successo dell’epoca. Nel 1987 subì un grande trauma a seguito dell’abbandono da parte della moglie. Legato a questo evento scrisse con Vasco Rossi la canzone “Pippo“, che recita: “Pippo che c…. fai. Io ti credevo un amico…”. anche questa fu una grande hit, perché dietro i brani di successo c’è sempre una storia.
Intorno al 1992 nel momento di massimo successo e agio economico, Zucchero è piombato in una crisi depressiva. All’epoca in sogno gli era apparsa una Madonna nera, che gli aveva promesso di aiutarlo e salvarlo. In seguito a quell’evento abbiamo deciso di partire per visitare la Camargue, una terra meravigliosa a sud di Arles, in Francia, dove si possono ammirare i fenicotteri rosa allo stato brado e i cavalli liberi. A Saintes-Marie-de-la-Mer viene venerata “Sara la Nera“, che si celebra il 24 maggio e con Zucchero abbiamo assistito ad una processione molto suggestiva, e talmente colma di gente da impedire la vista del mare all’orizzonte. Dopo la processione Zucchero ha pregato molto in chiesa e ha trovato l’ispirazione per scrivere la canzone “Miserere“. In seguito per registrare il pezzo Umberto Maggi, un componente dei Nomadi, ci ha indicò un pianista a Pisa che ci sarebbe potuto essere utile. Andammo a sentire questo artista emergente, ancora sconosciuto. Si trattava di Andrea Bocelli. Dopo quell’occasione lo abbiamo contattato, portato in studio e abbiamo registrato la traccia del provino di Miserere. E pensare che in un primo momento Zucchero non si era nemmeno accorto della cecità del cantante. Dopo varie peripezie, siamo riusciti a metterci in contatto con Luciano Pavarotti e lo abbiamo convinto a far parte del progetto. Considerate che Pavarotti in quel periodo era oberato di lavoro. Nei tre giorni che ci ha concesso siamo riusciti a registrare la canzone e il video musicale. Un successo planetario.
Da quel momento iniziò anche il successo di Bocelli, che ha fatto parte della tournée legata al disco “L’urlo Tour Europa Italia“, nel quale sostituiva il maestro Pavarotti in Miserere. La sua prima hit, “Con te partirò“, l’ho utilizzata nella pubblicità della Telecom quando l’azienda aveva promosso i primi telefonini. La donna presente nella pubblicità era una mia artista dell’epoca, Mara Venier. Poi Bocelli ha portato il pezzo a Sanremo. Questo per far capire come da una situazione drammatica un vero artista può far nascere un grande successo, e un agente contribuire alla scoperta di una nuova stella.
Maria De Filippi. Chi non vorrebbe Maria, con lei ho lavorato tanto, dando a questo personaggio grande forza. Sono stato l’artefice di molti suoi successi. Inoltre ho collaborato con Sabina Gregoretti, sua mentore, una donna molto intelligente e brava che fa tv da diversi anni. È colei che ha guidato Maria nel suo percorso di crescita. La conosco bene perché è venuta a lavorare da me quando ho spostato Alberto Castagna, nel 1993, dalla Rai a Mediaset. Insieme abbiamo contribuito al successo di “Stranamore“. A seguito del malore di Alberto poi abbiamo deciso di creare con Sabina un nuovo programma: “C’è posta per te”, dove il sistema era lo stesso di Stranamore, solo che al posto si aprirsi la porta del camper si apriva la busta. Su quel filone è nato anche “Carramba che sopresa“. Stranamore puntava solo sull’amore, mentre Carramba e C’è posta parlavano e parlano ancora oggi di storie più articolate, spiegate bene e sopratutto vere. Questo perché il pubblico apprezza la verità, non la finzione come altre trasmissioni.
Ho conosciuto Castro il 28 febbraio 1982, una data fondamentale nella mia vita, perché proprio dal 1982 ho cominciato a collaborare con Mediaset, allora ancora Finivest. Della conoscenza devo ringraziare una mia carissima amica che faceva parte della proprietà del gruppo televisivo brasiliano Rede Blobo. Io ero a Cuba per lavoro con la top model Naomi Campbell. Mi invitarono con la modella ad una grande festa nella quale si sarebbero raccolti fondi per finanziare la medicina cubana. Non sapevo se la Cambell avesse intenzione di parteciparvi, ma lei accettò. Alla manifestazione parteciparono circa mille invitati ognuno dei quali versò mille dollari per la causa. Quando incontrai Castro mi incusse un po’ di timore, ma conoscendolo meglio mi accorsi che era un uomo aperto e molto divertente, per cui ci godemmo la serata. In più Naomi si rese disponibile a fare il battitore d’asta e il pubblico impazzì letteralmente, sopratutto Hugo Chavez, ex presidente del Venezuela, che se ne innamorò perdutamente. Dopo quell’occasione fui invitato ogni anno al festival del sigaro. Considero Cuba la mia seconda terra, e lì possiedo anche una bellissima casa, che la famiglia Castro mi ha donato.
Attualmente sono direttore generale di Top Channel, in Albania, e questo progetto terminerà a giugno. Poi mi ha voluto lo stato bulgaro, sto lavorando nella tv nazionale con programmi italiani e devo dire che sto avendo un discreto successo. A settembre partirà un nuovo palinsesto, caratterizzato da alcuni format italiani che vanno bene per il pubblico locale come “Uomini e Donne“, “C’è posta per te” e “La prova del cuoco”. Quest’ultima ho intenzione di cambiarla: porterò la vera tradizione culinaria italiana, a differenza di “Masterchef” e della novelle cousine nelle quali a mio parere si mangia poco e male. Amo che la gente mangi bene. La mia idea è mettere a confronto le varie regioni, facendole scontrare per arrivare a decretare la migliore.
La differenza è che io non vado nei ristoranti a reclutare i cuochi, vado a trovare le trattorie, dove a mio parere nascono i veri gourmet.
Ho sempre cercato di tirare fuori il meglio dagli artisti, sia che avessero grandi doti, sia che non le avessero. Alcune trasmissioni le abbiamo create ad hoc per aiutare a far emergere i personaggi meno talentuosi. Il problema è che chi aveva voglia di crescere e seguiva i miei consigli ha avuto ed ha ancora oggi una lunga carriera. Chi invece non è stato in grado di sviluppare le proprie capacità, la propria cultura e preparazione ha vissuto solo un momento di gloria che in seguito è svanito.
Carlo Saccomando