• 2 Novembre 2024
  • POLITICA

Le spese militari dividono la maggioranza. Ipotesi fiducia al Senato

Il M5s conferma il no all'aumento delle spese militari. Per evitare divisioni sul decreto Ucraina, si pensa alla fiducia al Senato

L’aumento delle spese militari agita la maggioranza di governo. Giuseppe Conte ieri ha ribadito il no del Movimento 5 stelle, per lo meno nell’immediato. Anche nella Lega serpeggia un certo malcontento. Tanto che per questa sera è stato fissato un vertice di maggioranza per trovare una soluzione.

Conte: “Parlerò con Draghi, non vogliamo la crisi di governo”

Ieri a Mezz’ora in più su Rai3, Giuseppe Conte ha ribadito che “non possiamo rispondere emotivamente con il riarmo. Bisognerà distrarre spese da bilancio nazionale che andranno presi da welfare o transizione ecologica, e io sono contrario“. Il presidente grillino ha poi aggiunto: “Il M5s non vuole una crisi di governo, ma se cambia indirizzo di governo noi faremo valere la forza delle nostre argomentazioni. Mi faccia però parlare con Draghi – ha concluso, rivolto alla conduttrice Lucia Annunziata – e troveremo prospettiva di buon senso“. Parole che potrebbero anche essere un messaggio agli iscritti al Movimento, chiamati a confermare Giuseppe Conte presidente. La votazione è in corso, le urne virtuali sono aperte fino alle 22.

Lo scoglio Senato

In attesa del faccia a faccia Draghi-Conte, c’è da pensare alla dialettica parlamentare. Domani arriva in Commissione al Senato il decreto Ucraina che, è bene ricordarlo, non contiene l’aumento delle spese militari. Il problema sono gli ordini del giorno, come quello approvato quasi all’unanimità alla Camera due settimane fa, che chiedeva all’esecutivo a portare avanti l’accordo con la Nato. Appunto, l’aumento delle spese militari fino al 2% del pil. Oggi siamo all’1,6%. Gli odg sono documenti che “impegnano” il governo, pur non essendo vincolanti. Nel frattempo le posizioni sono cambiate: il Movimento 5 stelle e il suo presidente ci hanno ripensato, e direbbero no ad un testo analogo a quello di Montecitorio. E anche la Lega, che pure presentò quell’odg, potrebbe non votarlo.

Ipotesi fiducia a palazzo Madama

Il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D’Incà presiederà quindi in serata una conference call con i capigruppo e i presidenti delle Commissioni difesa e esteri di Camera e Senato. Tra le ipotesi per disinnescare l’ordigno, la presentazione di un ordine del giorno unico per la maggioranza volutamente generico per tenere dentro tutti. Il problema potrebbe essere l’odg di Fratelli d’Italia, che il governo potrebbe recepire in modo da evitare il voto in aula. Per andare sul sicuro, non si esclude il ricorso alla fiducia sul decreto.

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Emanuele Iacusso

Classe 1971, studi di filosofia, giornalista professionista. Si occupa da 20 anni di politica, come assiduo frequentatore di Palazzi romani. Ha lavorato lungamente in radio e in televisione, presso importanti network nazionali. Tra le passioni i motori, l'astronomia e lo sport.

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