• 22 Novembre 2024
  • ECONOMIA

Le montagne si spopolano e scompaiono milioni di animali da stalla

La festa di ieri dedicata a sant’Antonio Abate e che si è sviluppata e Roma, in particolare in piazza San Pietro ha portato alla ribalta una situazione preoccupante legata allo spopolamento nel nostro Paese di mucche, maiali, pecore e capre. Coldiretti conferma che negli ultimi dieci anni in Italia sono scomparsi 1,7 milioni di animali tra mucche, maiali, pecore e capre: «Un addio che ha riguardato soprattutto la montagna e le aree interne più difficili dove mancano condizioni economiche e sociali minime per garantire la permanenza di pastori e allevatori. A rischio anche la straordinaria biodiversità delle stalle italiane dove sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate tra le quali ben 38 di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini».

Gli animali custoditi negli allevamenti italiani rappresentano un tesoro che va tutelato e protetto; senza contare che l’allevamento italiano rappresenta il 35 per cento dell’intera agricoltura nazionale. «Per questo quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni», rammentano da Coldiretti.

Per quanto riguarda invece altre specie di animali, come quelli da affezione, secondo gli ultimi dati disponibili, sono oltre 14 milioni i cani e i gatti in Italia, ai quali si aggiungono 3 milioni di conigli e tartarughe, 13 milioni di uccelli e 30 milioni di pesci. E secondo un’analisi Eurispes, risulta che il 19,3% delle famiglie italiane possiede un solo animale, il 7,1% ne ospita due, il 3,7% ne ha tre e nel 2,3% ve ne sono addirittura quattro o più. Considerando invece gli esiti della ricerca a livello territoriale, si registrano significative differenze: pare che le Isole (Sicilia e Sardegna) si rivelino le più amanti degli animali, presenti in quasi una casa su due (46,7%), di gran lunga davanti al Centro Italia (34,7%), al Sud (31,9%) e al Nord Ovest (30,6%), mentre al Nord Est la percentuale è più bassa (24,9%).

Coldiretti sostiene inoltre che il mantenimento di un animale comporta costi e anche sacrifici; infatti, secondo le sue statistiche risulta che in oltre la metà delle famiglie (57,7%) vi sia una spesa al di sotto di 50 euro al mese, mentre in un altro 31,4% si colloca tra i 51 ed i 100 euro al mese. L’8,1% degli italiani arriva a spendere fino a 200 euro, un 2,2% a 300 euro, ed infine uno 0,6% si spinge addirittura oltre. Inoltre, tra chi ne possiede uno – il 53,5% sacrifica una parte consistente del proprio tempo libero per accudirlo, il 46,2% rinuncia a uscire la sera o a viaggiare per non lasciarlo solo. Uno su tre (37,3%) prepara i pasti a cani e gatti usando solo ingredienti freschi invece di cibo specializzato e un 53,5% permette ai proprio animali di dormire con sé, con la percentuale che sale al 56,4% nel caso di coppie senza figli.

Il ruolo degli animali all’interno della società è comunque riconosciuto ormai anche a livello giuridico, lo dimostrano ad esempio norme e regolamenti, come la legge sull’agricoltura sociale, fortemente sostenuta dalla Coldiretti, la quale valorizza gli effetti positivi della pet therapy. Anche che fra le pratiche di agricoltura sociale vi sono «i servizi di cura e assistenza terapeutica come l’ippoterapia o l’onoterapia, senza dimenticare però la funzione formativa e conoscitiva soprattutto nei confronti delle nuove generazioni svolta dalle fattorie didattiche con l’apicoltura e gli allevamenti di piccoli animali da cortile ma anche di mucche, maiali, pecore o capre».

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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