ROMA. Il nonnismo in caserma? Se ne parla da sempre, ma nessuno si è mai preoccupato di qualificarlo come reato. E nel frattempo è diventato più complesso e insidioso. Tanto più da quando nelle caserme è arrivati il gentil sesso. Di fatto il nonnismo ha cambiato forma e le nuove vittime sono diventate proprio le donne, che sempre più sovente subiscono reati ancora invisibili perché manca una legge che li sanzioni in modo specifico.
A lanciare l’allarme sono il procuratore generale militare, Marco De Paolis, e il presidente della Corte militare d’appello, Giuseppe Mazzi, in occasione dell’inaugurazione a Roma dell’anno giudiziario. Resta ad oggi irrisolta l’annosa questione della riforma dei codici penali militari.
“Poiché oggi nelle forze armate sono presenti anche le donne, gli atti di prevaricazione e di violenza che costituiscono il nonnismo – ha detto il procuratore De Paolis – spesso si connettono e si associano con una finalità di carattere sessuale. Tale circostanza, nuova per le forze armate (e quindi anche per il diritto penale militare, ndr), evidenzia l’urgente necessità per il legislatore di provvedere alla regolamentazione di un settore nuovo nel quale è particolarmente avvertita la lacuna normativa”. Sul nonnismo in generale “va evidenziata la ulteriore e pressante necessità di una previsione ad hoc su questo tipo di condotte, giacché la convergenza di norme comuni e militari intralcia le attività investigative”.
Nella sua relazione il De Paolis scrive che è “indispensabile disciplinare specificamente le situazioni di mobbing, di stalking e di abusi sessuali all’interno delle forze armate, attraverso una disciplina specifica che tenga conto delle peculiarità di status dei soggetti attivi e passivi e di contesto entro cui i fatti si verificano”.