Si registra un leggero miglioramento per il mondo delle autoriparazioni. Questo è il dato che arriva dal Piemonte. Influiscono vari fattori, tra i quali il calo di immatricolazioni di auto nuove e la propensione a spostarsi con mezzi propri per timore dei contagi da Coronavirus, e cosi il settore del Piemonte della manutenzione e riparazione delle auto registra un leggero miglioramento rispetto all’anno precedente facendo registrare +0,9% sul 2019 e con un saldo di 67 imprese.
E’ questa la fotografia del comparto che emerge dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte, che ha esaminato i dati 2019-2020 di UnionCamere sulla “Dinamica delle imprese della Manutenzione e Riparazione di autoveicoli” in Piemonte. Il settore che offre lavoro a circa 36mila addetti in micro e piccole imprese, nel terzo trimestre di quest’anno ha chiuso con 7.792 attività contro le 7.725 dello stesso periodo dell’anno passato (+67 unità). Di queste ben il 79,5% sono realtà artigiane che hanno fatto registrare, invece, una contrazione dello 0,2% (6.191 nel 2020 contro 6.203 nel 2029, con un calo di 12 attività).
A livello territoriale il bilancio aperture/chiusure delle imprese dell’autoriparazione registra un miglioramento a Torino con 4.195 imprese nel 2019, mentre nel 2020 erano 4.289 (+2,2%); Vercelli conta 268 imprese nel 2020 contro le 264 nel 2019 (+1,5%); Biella conta 348 imprese nel 2020 contro le 344 del 2019 (+1,2%); Asti conta 388 imprese nel 2020 contro le 385 del 2019 (+0,8%). Tutte le altre province sono in calo: Novara (-0,2%) conta 477 imprese nel 2020 contro le 478 del 2019; Verbania registra un calo di -1,7% (237 imprese nel 2020 contro le 241 del 2019); Cuneo registra una flessione di -0,7% (1.096 imprese nel 2020 contro le 1.104 del 2019); Alessandria registra un calo di -3,5% (689 le imprese nel 2020 contro le 714 del 2019). Per la sola “riparazione di carrozzerie”, i dati parlano di una crescita del 3,3%, per 2.461 unità nel 2019 e 2.543 in questo anno. Tra le aziende artigiane, la crescita è del 1,6%, con 1.887 nel 2019 e 1.918 nel 2020.
Alle prese con mali cronici come abusivismo e concorrenza sleale, sul settore incide la situazione economica aggravata dal Covid, e la mancanza di liquidità. A tutto questo si aggiunge l’ulteriore proroga della scadenza delle revisioni approvata nel DL Semplificazioni in sede di conversione parlamentare che mette a rischio migliaia di centri di controllo e la continuità di un servizio essenziale per la sicurezza degli automobilisti e delle strade.
I revisori auto di Confartigianato esprimono forte preoccupazione per il provvedimento che va in direzione opposta a quella sollecitata da tempo dalle imprese per accelerare il graduale ripristino del servizio revisioni e rimettere al più presto le imprese del settore in condizioni di piena operatività e sostenibilità economica.
Il periodo aggiuntivo di proroga compromette ulteriormente le prospettive di attività che, sebbene consentite dalla normativa di emergenza in quanto indispensabile alla collettività, hanno subito una consistente contrazione nel periodo del lockdown ed è stata ostacolata, di fatto, dal rinvio della scadenza delle revisioni previsto dal DL “Cura Italia”, con pesanti ricadute sulle imprese del settore.
“Anche se imprese delle autoriparazioni del Piemonte registrano un leggero aumento rispetto all’anno precedente (+0,9%), (un aumento che, però, non viene confermato dalle attività artigiane che registrano, invece, una contrazione dello 0,2%,) la categoria deve fare i conti con una crisi economica senza precedenti, con il crescente abusivismo e con una redditività aziendale non allineata ai costi che quotidianamente – afferma Michele Quaglia, Presidente regionale gruppo Meccatronici – soprattutto le spese per il continuo aggiornamento delle attrezzature e del personale, necessarie per garantire sia standard qualitativi adeguati alle richieste dei clienti, sia per far fronte agli adempimenti burocratici sempre più complessi e onerosi, erodono sempre più il margine di guadagno delle attività”.
Autoriparazione, più lavoro giovane. Una caratterizzazione del settore esaminata del report è quella della quota di giovani lavoratori, che è più elevata rispetto agli altri segmenti della filiera e, più in generale, superiore alla quota di under 30 presenti nei macrosettori dell’economia italiana. Nelle imprese della manutenzione e riparazione autoveicoli il 22,5% dei dipendenti ha meno di 30 anni, quota di oltre otto punti più alta rilevata nella filiera auto (14,3%) e ampiamente superiore al 18,4% della media dei servizi, al 14,9% delle costruzioni e all’11,9% delle attività manifatturiere.
Il crescente utilizzo delle tecnologie digitali profila una domanda di lavoro sempre più caratterizzata da una maggiore diffusione di e-skills. Nel 2019 al 60% delle assunzioni di meccanici artigianali, riparatori di automobili sono richieste competenze digitali, come l’uso di tecnologie internet, e la capacità di gestire e produrre strumenti di comunicazione visiva e multimediale; al 46,3% sono richieste capacità di utilizzare linguaggi matematici e informatici per organizzare e valutare informazioni qualitative e quantitative; e al 39,6% è richiesta la capacità di gestire soluzioni innovative nell’ambito di “impresa 4.0”, applicando tecnologie robotiche, big data analytics e internet delle cose ai processi aziendali.
Gli autoriparatori del Piemonte, in ogni caso, hanno lavorato per superare la crisi nonostante un tortuoso percorso ad ostacoli. In particolare, hanno dovuto fronteggiare la questione legata alle regole della meccatronica, che hanno imposto ai meccanici, motoristi ed elettrauti di intraprendere un percorso formativo specifico, a spese proprie, per poter continuare l’attività. Il comparto, inoltre, registra poi gravi difficoltà nel reperimento delle risorse umane: “La carenza di personale qualificato – spiega Quaglia – è anche legata al gap che c’è tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Un gap che la nostra Associazione sta cercando di colmare con la continua formazione”.
Un annoso problema, denunciato più volte da Confartigianato, è soprattutto quello dell’abusivismo. “Sono in aumento le attività illecite di autoriparazione – continua Quaglia – molti chiudono la propria impresa per operare in nero, facendo concorrenza sleale a tutti gli imprenditori che limano all’osso i listini, erodendo anche la parte di guadagno. I danni che questa piaga provoca non sono solo economici ma anche sociali e alimentano un mercato fuori dalle regole e assolutamente fuori controllo”.
Inoltre, c’è la complicata fase legata al Covid e alle misure di sicurezza. “C’è il massimo impegno della nostra categoria a lavorare in sicurezza, rispettando tutti i presidi e i protocolli sanitari, per trasferire a dipendenti e clienti un messaggio di garanzia e professionalità” – conclude Quaglia.