Il Decreto Ristori e Ristori Bis beneficia molti ambiti, ma lascia a bocca asciutta e delude le legittime attese dei lavoratori di alcuni settori, tra cui quelli dello spettacolo.
Ne parliamo con Maurizio Scandurra, giornalista cattolico ed esperto di tematiche etiche e profondo conoscitore dello showbusines, che spiega.
“Le misure sussidiarie previste dal Decreto Ristori e dal Decreto Ristori Bis in favore dei lavoratori dello spettacolo sono briciole e mancette rispetto alle reali esigenze di un settore che ha perso un intero anno di incassi”.
Maurizio Scandurra ripercorre il lungo calvario di questo settoree le logiche che lo caratterizzano.
“Lo stop forzato di marzo ha fatto saltare qualsivoglia pianificazione estiva e invernale sul fronte cinema, teatri, discografia, concerti e mostre. Come la moda, l’intrattenimento e i palinsesti tv, si tratta di ambiti produttivi che lavorano sei mesi prima per il semestre successivo. E l’incertezza che si profila all’orizzonte, almeno sino a tutta la prossima estate, azzera qualsivoglia previsione industriale e di sviluppo del comparto musica ed eventi dal vivo anche per il prossimo futuro”,
Il giornalista pone poi un quesito di ordine pratico.
“Mi domando per quale motivo il Governo, nelle sue ‘incredibili’ medie matematico-statistiche, non consideri semplicemente a rigor di logica i fatturati lordi andati in fumo per ciascuna categoria sulla base del dichiarato 2019, al fine di ristorare per lo meno il 50% del perduto con cui far fronte ai costi vivi del comparto e scongiurare così il tracollo del settore con la definitiva serrata di una gran parte delle PMI e delle partite iva degli addetti ai lavori entro fine 2020”.
Infine Maurizio Scandurra conclude con un’amara considerazione.
“La verità è che all’interno dell’Esecutivo non esistono professionalità provenienti da una comprovata esperienza d’impresa in ambito di spettacolo e dintorni. La carenza di cultura specifica e l’urgenza di misure stringenti fanno sì che si compiano errori madornali e sviste inaccettabili: come l’esclusione, dall’elenco dei Codici Ateco aventi diritto ai contributi a fondo perduto, di musicisti, studi di registrazione sonora audio-video e attività di edizione discografica e letteraria che costituiscono una porzione significativa dell’indotto”.