In forte ribasso tutti gli indici europei e quelli asiatici. Vola il prezzo del petrolio, ai massimi da 7 anni, così come quello del gas. Aumentano i costi di grano, soia e mais
L’invasione della Russia in Ucraina sta scatenando un vero e proprio terremoto finanziario di portata globale. La guerra ha provocato un crollo di tutte le principali Borse europee e asiatiche, oltre a quella di Mosca che dopo l’attacco ha toccato perdite addirittura fino al 45%. Situazione complicata anche per quanto riguarda i prezzi di materie prime come petrolio e gas che subiscono un forte rialzo. Si registra inoltre un importante balzo dei prezzi di materie prime alimentari come grano, mais e soia.
Crollano un po’ tutte le Borse europee in avvio di contrattazioni. La Borsa di Milano, già pesante in avvio per gli effetti dell’invasione militare russa, peggiora ulteriormente sotto una pioggia di vendite: il Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 4% scendendo sotto i 25mila punti (24.957 punti). Sotto pressione soprattutto i titoli più esposti verso la Russia come Unicredit (-8,6%), Pirelli (-8,21%), Buzzi (-7,45%) e Intesa Sanpaolo -7,08%)
Lo spread Btp-Bund ha aperto con una fiammata fino a oltre 176 punti base in apertura, con il rendimento del decennale italiano oltre l’1,9% dopo le notizie sull’estendersi dell’offensiva russa in Ucraina.
A Francoforte il Dax cede il 3,37% a 14.036 punti, a Parigi il Cac 40 arretra del 4,19% a 6.496 punti mentre a Londra il Ftse 100 perde il 2,7% a 7.294 punti. In calo anche il Bitcoin che perde l’8% a 34.778 dollari.
Anche sui mercati russi l’operazione militare in Ucraina ha avuto conseguenze disastrose che hanno causato il tracollo della Borsa di Mosca: nel breve lasso di contrattazioni tra due sospensioni ha toccato perdite fino al 45%. Secondo i calcoli di Bloomberg l’invasione militare sta bruciando circa 180 miliardi di dollari di capitalizzazione sulla Borsa della capitale russa.
Dall’inizio delle operazioni le contrattazioni sono state sospese due volte: prima dell’ultima sospensione i listini sono crollati di circa il 30%. Gravi ripercussioni anche sul rublo che è sceso ai minimi storici sul dollaro, sfiorando quota 90, per poi recuperare un po’ di terreno grazie solo all’intervento della Banca Centrale russa.
Anche gli indici orientali sono andati a picco. Hong Kong cede il 3,2%, Seul il 2,6%, Tokyo il 2%, Shenzhen il 2,2% e Shanghai l’1,5% sulla paura scatenata dallo scoppio del conflitto. Sydney ha chiuso in ribasso del 3%.
La guerra in Ucraina ha fatto impennare vertiginosamente il prezzo del petrolio: a Londra il Brent sfonda quota 100 dollari e ora scambia a 103 dollari con un rialzo quasi del 7%. È la prima volta dal 2014 che vengono superati 1 100 dollari al barile. Il Wti americano sale invece a 98 dollari al barile, con un rialzo del 6%
Vola anche il prezzo del gas sul mercato di Amsterdam, benchmark del metano per l’Europa continentale. Dopo l’attacco russo i future sono saliti fino a un massimo del 41%, a 125 euro al megawattora, in quello che si preannuncia il quarto giorno consecutivo di rialzi.
L’oro sale ai massimi da oltre un anno, le cui quotazioni avanzano dell’1% a 1.928,80 dollari l’oncia, ai massimi dal gennaio 2021. In forte aumento anche i prezzi delle materie prime alimentari. Sale soprattutto quello del grano, di cui l’Ucraina è grande esportatore, in aumento di quasi il 6%. Il mais segna un +5,5%, ai massimi da 33 mesi, e la soia un +2,87%, mai così in alto da 9 anni e mezzo. Nel breve periodo l’impennata dei costi di queste materie prime potrebbe provocare gravi ripercussioni sui prezzi di prodotti come pane e pasta.