• 5 Novembre 2024
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La vera storia della Befana, tra realtà e leggenda

L’Epifania è l’ultima delle festività natalizie e cade il giorno 6 gennaio. Una festa amata da molti, soprattutto dai più piccoli, che attendono la notte tra il 5 ed il 6 gennaio per l’arrivo della Befana.

Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania”, che significa “manifestazione, apparizione” e la storia della befana è ormai una tradizione per molti popoli, questa simpatica vecchietta che viaggia di notte sulla sua scopa e porta doni e dolciumi a tutti i bambini.

La Befana è conosciuta da tutti come una vecchietta dalla schiena ricurva, dal naso lungo e dal mento appuntito, vestita di stracci e con toppe colorate, indossa scarpe rotte, un gonnellone ampio e scuro, uno scialle ed un cappellaccio. E così vestita, con un sacco pieno di doni e dolciumi, cavalca la sua scopa e si cala nei camini delle case per andare a riempire le calze lasciate appese dai bambini.

Il mattino seguente, il 6 gennaio, i bambini buoni troveranno doni e dolciumi nelle loro calze, mentre quelli più cattivi troveranno del carbone. E ad ogni personaggio il suo personalizzato ringraziamento: se a Babbo Natale molti bambini gli fanno trovare un bicchiere di latte e dei biscotti, alla Befana molti preparano un piatto con un mandarino, un’arancia ed un bicchiere di vino.

Ma come è nata la figura della Befana? E perché l’Epifania è oggi rappresentata da questa vecchietta? Molte sono le curiosità.

la Befana

La Befana: le origini

Secondo alcune ricerche, in origine la Befana simboleggiava l’anno appena trascorso, un anno ormai vecchio, proprio come la Befana stessa. E i doni che questa distribuiva erano simbolo di buon auspicio per l’anno entrante. Nella tradizione cristiana, la storia della Befana è sostanzialmente legata alla visita dei Re Magi – saggi astrologi che giunsero dall’Oriente a Gerusalemme – alla grotta di Gesù Bambino, definito il “re dei Giudei”.

Si narra infatti che in una fredda notte d’inverno (nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio) i Re Magi – Baldassarre, Gaspare e Melchiorre – erano diretti a Betlemme per conoscere Gesù Bambino e per portargli in dono oro (per omaggiare la regalità del Bambino), incenso (per ricordare la sua divinità) e mirra (per il sacrificio e la futura morte dell’uomo Gesù, la mirra è un unguento profumato usato in antichità per la mummificazione e la conservazione dei defunti); ma questi non riuscivano a trovare la strada.

A questo punto la leggenda vedrebbe due versioni della vicenda: da un lato vi è chi sostiene che i Re Magi chiesero informazioni ad una vecchietta incontrata per strada, dall’altro vi è invece chi afferma che i tre si fermarono a bussare alla porta di un’anziana per chiedere indicazioni sulla strada da percorrere.

Ad ogni modo, ottenute le indicazioni necessarie, i Re Magi chiesero all’anziana signora di unirsi a loro per andare a rendere omaggio al Bambino Gesù, ma questa si rifiutò. La vecchietta però si pentì della sua decisione, così preparò un cesto pieni di dolciumi e si mise a cercarli, non riuscendoci. Allora cominciò a fermarsi in ogni casa in cui si imbatteva donando ad ogni bambino dei dolci, nella speranza che uno di questi fosse Gesù Bambino. E da quel giorno, ogni anno in quella notte, fa il giro del mondo, di casa in casa, lasciando doni ai bambini per farsi perdonare.

Ma vi sono anche altre credenze: una, ad esempio, collega la Befana ad un’antica festa romana che si svolgeva in inverno in onore di Giano e Strenia (rispettivamente il dio che presiedeva gli inizi, “gennaio” deriva infatti dal suo nome, e la divinità simbolo del nuovo anno, di prosperità e buona fortuna) e durante la quale ci si scambiavano dei doni.

Un’altra, invece, ricollega la storia della Befana ai riti propiziatori pagani legati ai cicli stagionali e alla dodicesima notte dopo il solstizio d’inverno. Secondo questa leggenda, nelle dodici notti successive al solstizio d’inverno, gli antichi Romani credevano che sui campi coltivati volassero delle figure femminili, al fine di ingraziarsi la fertilità dei futuri raccolti. Secondo alcuni, tale figura femminile fu dapprima identificata come Diana (dea lunare legata alla cacciagione e alla vegetazione), mentre secondo altri fu associata ad una divinità minore chiamata Sàtia (dea della sazietà) oppure ad Abùndia (dea dell’abbondanza).

Conclusioni

La Befana, termine derivante da Epifania, è considerata una figura folcloristica legata alle festività natalizie, diffusa in tutta la penisola italiana ma poco conosciuta nel resto del mondo.

Si tratta di una figura che trova lontane radici nel tempo e di cui gli studiosi non concordano il momento esatto della sua nascita. Un tema ancora molto dibattuto e non sembrano esserci, ad oggi, fonti sufficienti per risolverne il dilemma. Ma su una cosa questi concordano, sul fatto che questa simpatica vecchietta è subentrata stabilmente nei riti propiziatori pagani nel VI secolo a.C.

Inoltre non è ben chiaro quando sia entrata in scena la figura della scopa, alcuni ricercatori avrebbero ipotizzato un riferimento all’idea della pulizia, in senso più ampio vista come purificazione, in vista della nuova stagione.

In ogni caso, i bambini restano affascinati dalla Befana che, una volta l’anno, vola nei cieli a bordo di una scopa e lascia doni, dolci e, talvolta, del carbone a tutti i bambini. Una tradizione che sembra andare un po’ perdersi con il tempo, ma che viene ancora tramandata in diversi Paesi e che, come nel nostro caso, chiude il lungo ciclo del periodo natalizio.

Valeria Glaray

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Valeria Glaray

Laureata in Servizio Sociale ed iscritta alla sezione B dell’Albo degli Assistenti Sociali della Regione Piemonte. Ha un particolare interesse per gli argomenti relativi alla psicologia motivazionale e per le pratiche terapeutiche di medicina complementare ed alternativa. Amante degli animali e della natura.

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