Sempre più spesso si registrano casi di intolleranza fra i vari popoli diffusi nel mondo, sebbene è ormai constatato che questa la si può verificare su diversi livelli: che sia di fronte a situazioni riguardanti lo sport, la politica, la religione, tra i banchi di scuola, il razzismo, verso gli immigrati, verso le persone omosessuali o verso gli animali, e molto altro ancora. Sembra esserci sempre meno familiarità con questo termine: “tolleranza”, ma qual è il vero significato di questa parola?
Dal punto di vista etimologico, il termine tolleranza deriva dal latino “toleràre”, che vuol dire sopportare, sostenere, sollevare. In senso più ampio, invece, tolleranza è il portare rispetto della libertà altrui, in termini di modi di comportamento e di pensiero. Significa quindi avere un atteggiamento di rispetto e di apertura verso le persone che la pensano diversamente da noi, indipendentemente dalla loro etnia o religione e via dicendo.
In altre parole, anche se non si condividono gli stessi pensieri o le stesse opinioni, ciò non toglie che vi deve essere rispetto tra le persone in quanto tali. Questo però non vuol dire che qualsiasi comportamento deve essere accettato, l’Unesco infatti spiega che tolleranza non significa tollerare l’ingiustizia sociale o rinunciare alle proprie convinzioni.
Inoltre, secondo l’Ufficio OCSE per le istituzioni democratiche e i diritti dell’uomo (ODIHR), i reati motivati dall’odio nel nostro Paese sono aumentati notevolmente negli anni e la maggior parte di questi riguarderebbe il razzismo o la xenofobia (avversione indiscriminata nei confronti degli stranieri e di tutto ciò che è straniero).
L’Unesco sostiene che l’educazione alla tolleranza dovrebbe aiutare i giovani a sviluppare una propria capacità di pensare in modo critico ed etico, quindi educare ad essa dovrebbe mirare a prevenire l’emarginazione e la discriminazione (considerate forme comuni di intolleranza).
Inoltre vi sono varie organizzazioni – come la Commissione Europea, le Nazioni Unite ed il Consiglio d’Europa – che incoraggiano, ad esempio, l’introduzione di programmi educativi nelle scuole europee sulla diversità religiosa, in modo tale da aumentare la tolleranza verso la diversità e contribuendo così all’inclusione sociale.
Quindi come si può insegnare ai bambini la tolleranza? Innanzitutto con una comunicazione onesta e costruttiva, perché parlando apertamente al bambino delle differenze e delle somiglianze, così come i temi riguardanti il razzismo, la discriminazione e gli stereotipi, li si può preparare ad affrontare queste sfide che potrebbero presentarsi nel loro futuro.
I bambini hanno bisogno di risposte e gli adulti devono essere pronti ad aiutarli a comprendere, se quindi gli si viene loro insegnato che gli stereotipi, il razzismo ed i pregiudizi sono cose sbagliate, in questo modo li si può indirizzare verso la formazione di un comportamento che tollera le diversità, le differenze degli altri.
È fondamentale incoraggiare i bambini ad essere rispettosi nei confronti di ogni individuo, indipendentemente dalla loro religione, cultura e quant’altro. Inoltre gli si può insegnare la tolleranza mediante un’educazione attiva: sappiamo bene che l’esempio attivo dell’adulto è uno dei principali modi di educare il bambino ad un comportamento corretto. Se l’adulto si dimostrerà intollerante rispetto alle differenze altrui, il bambino crescerà seguendo quel modello.
È quindi importante educare i bambini alla tolleranza fin da un’età precoce e per fare ciò è possibile seguendo alcuni semplici suggerimenti:
La tolleranza, il pacifismo e l’accoglienza sono temi di grande attualità su scala globale, purtroppo però sono quotidiane le notizie di cronaca legate alla violenza, al razzismo, alla guerra e alla morte che gli esseri umani causano reciprocamente gli uni agli altri.
Il termine tolleranza può essere esteso ed applicato a tante situazioni, ma in concreto significa avere un atteggiamento di comprensione e rispetto nei confronti delle differenze altrui. Questa andrebbe quindi seminata nelle giovani menti e poi annaffiata costantemente per averne delle radici ben radicate nella nostra società.
Per chi non ne fosse a conoscenza, il 16 novembre di ogni anno si celebra la Giornata Internazionale della Tolleranza, dichiarata tale dall’Unesco nel 1995, per ricordare i principi ispiratori della Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata dalle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Inoltre nel 1995, in occasione dell’anno per la tolleranza indetto dalle Nazioni Unite e del 125esimo anniversario della nascita di Mahatma Gandhi, l’Unesco ha istituito un riconoscimento per la promozione della tolleranza e della non violenza conferito a persone, istituzioni, enti o organizzazioni non governative che hanno contribuito con attività significative in campo artistico, scientifico o culturale. Inoltre ogni anno vengono organizzate varie conferenze e festival in occasione di questa giornata mondiale.
Valeria Glaray