Aveva perso entrambe le gambe nel 2016 su un campo minato, ma non si era arreso al destino e alla disabilità: ha perso la vita nel tentativo di fermare l'avanzata dei russi nella sua città di Bucha, alle porte di Kiev
Definirlo semplicemente un eroe sarebbe riduttivo. Quella di Volodymyr Kowalski è la storia di un uomo straordinario che non si è mai arreso di fronte alle difficoltà della vita e ha affrontato il destino, a volte fin troppo crudele nei suoi confronti, come sul campo di battaglia ovvero con generosità, tenacia e onore. Il 34enne ha perso la vita nel tentativo di difendere Bucha, città alle porte di Kiev, e contrastare l’avanzata dell’esercito russo verso la capitale. L’ufficiale in riserva aveva deciso di riprendere in mano il fucile nonostante fosse costretto a camminare su due protesi.
La notizia della morte è stata diffusa dalla moglie, Vira Tymoshenko, ma è rimbalzata sui social grazie al post pubblicato da Oksana Lyniv, direttrice musicale ucraina del Teatro Comunale di Bologna. Il messaggio pubblicato su Facebook recita: “Il mio amato Volodymyr Kowalski è morto eroicamente, difendendo la nostra città natale di Bucha nella battaglia mattutina, non permettendo agli orchi di raggiungere Kiev. È stato e sarà sempre un esempio di coraggio e onore non solo per me e nostro figlio di 6 anni, ma per tutti noi“.
La donna racconta che nel 2014 il marito era andato a difendere Maidan, mentre l’anno successivo le regioni di Luhansk e Donetsk. Poi nel 2016 l’esplosione su una mina nemica gli aveva tolto le gambe, ma la tragica fatalità non lo aveva spezzato nell’animo: prima era tornato a camminare attraverso l’uso delle protesi e la riabilitazione, poi insieme avevano avuto il anto desiderato figlio primogenito e infine aveva partecipato ad alcune competizioni di crossfit.
“Volodya non poteva guardare con calma l’orrore dell’invasione nella nostra nativa Ucraina, – prosegue Oksana – e non poteva fare nulla stando seduto a casa. Dopo aver ricevuto un’arma, è andato a difendere le strade pacifiche della nostra città di Bucha, ma non tornerà a casa.” Il post si conclude con una frase carica di amore ma anche di risentimento per quanto accaduto: “Ti amiamo e siamo orgogliosi di te! Perdonami se non ti ho salvato. Riposa in pace. Ci vendicheremo per te e per ogni morto”.
Volodymyr Kowalski era un sergente-meccanico dell’esercito ucraino, nato a Kakhovka, che aveva prestato servizio nel 14° plotone situato a Volodymyr-Volynskyi. A marzo del 2015 era stato inviato in missione nell’Ucraina orientale e il 15 marzo del 2016 era rimasto gravemente ferito su un campo minato, a seguito di una ricognizione effettuata su un territorio occupato. Trasportato e soccorso all’ospedale di Volnovakha, i medici si erano visti costretti ad amputagli entrambe le gambe.
Dopo aver ricevuto la prima protesi in Ucraina, ha iniziato ad allenarsi e partecipare a varie gare di crossfit per persone con disabilità, come “Games of Heroes” e “Power of the Nation”. In seguito grazie a una raccolta fondi si è recato in Florida e ha ottenuto altre due protesi di nuova generazione e aveva avuto la possibilità di affrontare un percorso speciale di cure e riabilitazione.