Ultimamente si è sentito parlare di sindrome della capanna, ma di cosa si tratta? Secondo gli esperti, è la paura di uscire dopo l’attuale lockdown. È una sensazione che accomuna paura, insicurezza, tristezza e ansia causato dal periodo attuale. E pare siano circa un milione gli italiani che soffrono di questo disturbo, cifra stimata dalla Società Italiana di Psichiatria (SIP). Inoltre sembra sia stato segnalato da un team di ricercatori spagnoli che a soffrirne siano un numero inimmaginabile in tutto il mondo.
Sono molti coloro che si sono sforzati a rimanere tra le mura domestiche, ma altri si sono invece abituati, hanno sperimentato una quotidianità diversa e sono riusciti a stabilire un certo equilibrio. Equilibrio che potrebbe essere “compromesso” nuovamente. La propria dimora, in cui abbiamo vissuto questo lungo periodo di clausura a causa di questa emergenza pandemica, ci fa sentire al sicuro, lontani da qualsiasi minaccia esterna; e questo implica la voglia di rimanerci.
Tale sindrome non è classificabile come un vero e proprio disturbo mentale, in quanto è una sindrome che tende a scomparire col tempo. Una prospettiva di circa un paio di settimane, il tempo necessario perché l’individuo si riabitui alla routine.
Secondo il parere di alcuni psicologi, le persone che sono maggiormente a rischio di soffrire della sindrome della capanna sono quelle con poca capacità di adattamento ai cambiamenti e le persone ipocondriache che, probabilmente, già dai primi giorni di lockdown si sono sentite a loro agio e ora sono spaventate.
Inoltre tale sindrome può colpire anche tutte quelle persone che soffrono già di ansia, fobie o di gravi problemi psichiatrici. Ma non solo, molte persone che non hanno avuto problemi precedenti di ansia potrebbero trovarsi ad affrontare situazioni sconosciute, problemi economici e repentini cambi di stile di vita. Insomma, per molti abbandonare la propria dimora vorrà dire passare dal timore alla concreta certezza di una realtà difficile da affrontare.
Per uscire da questa situazione, alcuni psicologi consigliano di prepararsi al cambiamento; quindi abituare il nostro cervello alle novità – come ad esempio cambiare un’abitudine che si era consolidata nel tempo – e imparare a cambiare il proprio punto di vista cercando di eliminare pensieri negativi e catastrofici, in modo da vivere in maniera più serena possibile questa nuova fase. Quindi è suggerito fare spazio a pensieri positivi che ci aiutino ad affrontare al meglio quello che succede, tutto pur di affrontare al meglio questo periodo così delicato.
Vi è inoltre da ricordare che restare chiusi in casa potrebbe contribuire ad ingigantire le nostre paure e portarci via via a disturbi peggiori, ad esempio l’agorafobia (una vera e propria fobia che nasce in seguito a circostanze personali particolari e che richiede un accompagnamento terapeutico specifico per questo disturbo). Sarebbe quindi buona cosa riabituarsi gradualmente al mondo esterno, seguendo le precauzioni dettate dal Governo; a piccoli passi si potrà giungere alla conclusione che il mondo non è sempre una minaccia.
Com’è quindi possibile tornare alla normalità? Sarebbe di grande aiuto trasformare i problemi in opportunità. Per superarla servono piccoli cambiamenti quotidiani. La clausura, l’isolamento sociale forzato di queste ultime settimane, ci ha donato una sensazione di protezione e sicurezza a cui, per molti, è difficile rinunciare. Tutto dipenderà dalla capacità di ciascuno di far fronte in maniera positiva all’emergenza.
Sarebbe d’aiuto poter uscire gradualmente, quando è necessario e con le dovute precauzioni; inoltre non sarebbe sbagliato informarsi sulle notizie riguardanti il Covid-19 ma senza farla diventare un’ossessione e dedicarsi anche ad altro: hobby, interessi, attività fisica, giardinaggio, lettura, attività che ci fanno sentire bene.
È altresì importante non sottovalutare il problema, quindi qualora ci si sentisse fragili e debilitati psicologicamente è necessario accettare e superare le proprie paure e chiedere aiuto a chi ci sta vicino, ad una persona fidata o ad uno psicoterapeuta. Per chi non ne fosse a conoscenza, in questo periodo di lockdown molte persone si stanno appoggiando ad una terapia psicologica online, attualmente forma alternativa altrettanto valida e funzionale alla terapia tradizionale, che può essere attuata a distanza.
Valeria Glaray