La senatrice Bianca Laura Granato, da sempre contraria alla vaccinazione anti-Covid e di conseguenza all’introduzione del Green pass, è entrata a Palazzo Madama rifiutando di esibile il certificato verde cercando di prendere parte alla seduta della Commissione Affari costituzionali. L’ex grillina, ora nelle fila della componente politica di L’Alterntiva c’è, già ieri aveva annunciato sul proprio profilo Facebook la volontà di sfidare quanto sancito e fromalizzato dall’attuale esecutivo.
Il gesto rappresenta un atto di protesta formale nei confronti dell’operato del governo, soprattutto alla vigilia dell’esame sul decreto che estende l’obbligo del Green pass a tutti i luoghi di lavoro, al quale la senatrice di Ac ha presentato diversi emendamenti.
La Granato in diversi post pubblicati sui social network ha definito il Green pass “la tessera dell’obbedienza“, sottolineando il “grave pericolo” che sta vivendo oggi la democrazia in Italia. La convinzione della senatrice è che il vaccino non sia obbligatorio e che nessuno possa impore agli italiani “una terapia sperimentale che ha mietuto anche vittime“. Inoltre ha manifestato il proprio sostegno nei confronti dei manifestanti di Trieste che rappresentano“l’unico baluardo di uno Stato di diritto che ci stanno negando e ci hanno negato attraverso leggi incostituzionali e autoritarie che non esistono in nessun altro paese europeo“.
La senatrice non è nuova ad affermazioni forti nei confronti del governo e dell’efficacia dei vaccini: tra i suoi bersagli preferiti compare spesso il premier Draghi. Ad esempio nell’immagine di copertina del suo profilo Facebook capeggia un manifesto con la scritta “No al governo Draghi“. Mentre in merito ai vaccini la sua convinzione è che non immunnizzino, supportata da alcuni pareri scientifici tra i quali quello del Professor Marco Cosentino, ordinario di Farmacologia presso l’Università Insubria di Varese. Mentre il Green pass viene definita “una misura inutile, ma anche pericolosa” perché genererebbe “falsa sicurezza e induce a comportamenti scorretti“.
Nonostante sia in vigore il Dpcm che sancisce l’obbligatorietà di esibire la certificazione verde per accedere ai luoghi di lavoro sia in ambito pubblico che privato, Camera e Senato compresi, la senatrice è stata fatta entrare dalla commessa presente all’ingresso laterale di San Luigi dei francesi. Ma l’addetta ha preannunciato che avrebbe fatto una segnalazione ai questori sulla vicenda, così come avenuto in mattinata quando la Granato si era recata nel suo ufficio situato in piazza Capranica.
I questori hanno poi deliberato sulla questione e fatto pervenire una comunicazione ufficiale al presidente della Commissione Dario Parrini che è stato a sospendere la seduta in attesa di ricevere ulteriori indicazioni da parte dell’Ufficio di Presidenza. In queste ore la Commissione sta esaminando proprio il decreto che estende l’obbligo del certificato verde a tutti i luoghi di lavoro. Le sanzioni previste dall’Ufficio di presidenza in caso di mancata esibizione del certificato verde possono raggiungere la sospensione fino a 10 sedute, con la decurtazione della diaria.
Il Consiglio di presidenza del Senato ha infine esaminato il caso della senatrice Laura Granato e ha stabilito che tutti i senatori che rifiuteranno di esibire il green pass, non potranno più entrare a Palazzo Madama e nei palazzi adiacenti che fanno capo al Senato.
Anche in Sicilia si sono verificati altri due casi analoghi a quello accaduto al Senato: due deputati della Regione, Angela Foti, vice presidente dell’Assemblea siciliana, e Sergio Tancredi, capogruppo di Attiva Sicilia, sono statu respinti al varco d’ingresso di Palazzo dei Normanni dai vigilantes in quanto non hanno voluto esibire il Green pass
Tancredi ha chiamato il 112 per denunciare quello che a suo avviso è “un abuso”. “Mi rifiuto di presentarlo, la questione è giuridica – avrebbe dichiarato il deputato – io sono stato eletto dal popolo, mi si impedisce, con un provvedimento amministrativo, di svolgere le mie funzioni parlamentari di rappresentanza“. I due si sono poi recati in Questura a Palermo per formalizzare una denuncia.