La Russia ha accusato gli Stati Uniti di essere direttamente coinvolti nella lotta contro Mosca in Ucraina. A lanciare la provocazione è lo speaker della Duma, la camera bassa russa, Vyacheslav Volodin, considerato un “falco” del regime del Cremlino.
Secondo Volodin, che in passato ha proposto di chiudere i rubinetti del gas russo all’Europa, “Washington sta essenzialmente coordinando e sviluppando le operazioni militari, partecipando direttamente alle azioni militari contro la Russia“. Una accusa lanciata già diverse volte dal Cremlino, ma più velatamente e mai in modo così esplicito. La risposta occidentale è sempre stata la stessa: stiamo supportando l’Ucraina anche con armi pesanti ma senza partecipare alla guerra.
Volodin è andato anche oltre, dichiarando che “per i crimini commessi in Ucraina dal regime nazista di Kiev, deve essere chiamata a rispondere anche la dirigenza americana, che si aggiunge così ai criminali di guerra“.
Il segretario generale della Nato in una intervista a Die Welt ha ribadito che “L’Alleanza atlantica non è parte belligerante“, anche se, ha aggiunto Jens Stoltenberg sta aumentando la concentrazione di truppe ed equipaggiamenti sul fianco orientale per proteggere i suoi membri. Il segretario generale ha anche assicurato che la Nato “Non accetterà mai l’annessione illegale della Crimea. Ci siamo inoltre sempre opposti al controllo russo su parti del Donbas“. Per Stoltenberg quindi “L’Ucraina deve vincere perché difende il suo territorio“, e l’Alleanza farà tutto il possibile perché il conflitto non si espanda, ma è determinata ad aiutare Kiev anche se dovessero volerci “mesi o anni” per sconfiggere la Russia. Stoltenberg ha spiegato poi di temere un ulteriore aggravamento del conflitto nelle prossime settimane.
Nell’Unione europea continua lo scontro sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, e in particolare sullo stop all’importazione di petrolio russo entro quest’anno. Una misura che ha già trovato l’opposizione di Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, ai quali Bruxelles avrebbe offerto, in cambio del sì al pacchetto di sanzioni, il permesso di continuare a importare il greggio russo per altri due anni, fino al 2024. Analoga possibilità chiede ora la Bulgaria che, in caso contrario, non esclude di mettere il veto sulle sanzioni. Sofia non ha ancora ricevuto risposta dalla Ue.