Ieri, 6 novembre, è stato il Global Refill Day, organizzato da Greenpeace International, il giorno del “riutilizzo” in tutto il mondo, per fermare l’inquinamento prodotto dalla plastica. Al posto di imballaggi usa e getta, Greenpeace vuole sensibilizzare le aziende a concentrarsi su sistemi riutilizzabili. L’associazione ambientalista sta promuovendo la “Rivoluzione del riuso”, e con questo obiettivo i volontari di Greenpeace si sono appostati davanti ai supermercati di 18 città, informando i cittadini a riguardo, e invitandoli a disfarsi del packaging eccessivo, sostituendolo con contenitori riutilizzabili. “Porta il tuo contenitore riutilizzabile in un supermercato, un bar o un ristorante e chiedi loro di riempirlo invece di utilizzare un contenitore usa e getta. Se lo fanno, celebralo sui social media (e tagga l’azienda, @greenpeace, e usa l’hashtag #ReuseRevolution). Se non ti consentono di utilizzare il tuo contenitore riutilizzabile, pubblicalo anche sui social media (e tagga l’azienda e @greenpeace) e dì loro che è tempo di unirsi a #ReuseRevolution. La rivoluzione del riutilizzo è in corso. È giunto il momento di riunirsi e dimostrare che un piccolo atto, moltiplicato per milioni di persone, può trasformare il mondo”, si legge sulla pagina Facebook del Global Refill Day.
Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace, afferma: «Le immagini quotidiane dei nostri mari soffocati dalla plastica ci dicono chiaramente che non c’è più tempo da perdere e che bisogna limitare subito la produzione di questo materiale partendo dalla frazione spesso superflua dell’usa e getta. Quindi la plastic tax è un provvedimento giusto che non va dimezzato, ma per essere realmente efficace dal punto di vista ambientale, bisogna evitare la sostituzione con false soluzioni come la carta e le plastiche biodegradabili e compostabili, e usare la tassa per incentivare tutte quelle alternative basate sullo sfuso e sulla ricarica». Nel Decreto Clima il governo italiano ha approvato un provvedimento volto a erogare finanziamenti agli esercenti, al fine di montare i Green Corner, cioè gli spazi adibiti alla vendita di prodotti sfusi: «Questo provvedimento da solo – continua Ungherese – non potrà garantire una rapida transizione ecologica verso soluzioni con basso impatto ambientale se non accompagnato da sconti e incentivi anche per i consumatori che decidono di scegliere prodotti sfusi».
Da parte sua il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, nei giorni scorsi, ha chiesto al Parlamento un aiuto in più, sulla Plastic tax, alle aziende, per modificare il sistema dalle plastiche che non sono riciclabili a quelle riciclabili e compostabili, con un credito d’imposta supplementare. «Il 10%? Lo vogliamo aumentare a un 20-25%? Vogliamo immaginare che la tassa non sia da gettito, ma da scopo? Che serva per modificare il sistema, per andare verso la tutela ambientale? Questo credo che il Parlamento voglia e possa farlo». La proposta di Costa è quella di non tassare tutto ciò che è biocompostabile, recuperabile e rigenerabile, per aiutare l’economia circolare, e per non perdere quote di mercato e posti di lavoro. Il credito d’imposta, secondo informazioni del ministro, è già bozza, e dal primo gennaio 2020 «Cominceremo il lavoro per sburocratizzare gli investimenti per l’ambiente. Per questo al ministero ho costituito una commissione mista con gli operatori del settore. Lo scopo è far sì che economia ed ambiente marcino insieme», ha annunciato.
Simona Cocola