COLORNO (PARMA). Conosciuta come la Versailles dei duchi di Parma, la Reggia di Colorno, costruita agli inizi del XVIII secolo dal duca Francesco Farnese sui resti della rocca, subì nei secoli diverse trasformazioni, da costruzione militare, a dimora signorile, fino all’aspetto attuale. Passata dai Farnese, alla morte senza eredi maschi di Antonio Farnese, il Ducato di Parma e Piacenza andò ai figli di Elisabetta Farnese e del re di Spagna Filippo V di Borbone. Filippo fece quindi di Colorno la propria residenza principale insieme con la moglie Luisa Elisabetta, figlia del Re di Francia Luigi XV. D’impronta francese fu la ristrutturazione del palazzo, affidata all’architetto Ennemond Alexandre Petitot, mentre maestranze francesi e artigiani di corte trasformarono gli interni, rendendoli simili a quelli di Versailles.
Nella successione il Ducato di Parma fu annesso poi alla Francia di Napoleone, e nel 1807 la Reggia di Colorno dichiarata “Palazzo Imperiale”. In seguito alla caduta di Napoleone, quando Colorno e il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla furono assegnati alla moglie dell’imperatore, Maria Luigia d’Austria, gli appartamenti subirono il gusto dell’amata duchessa, la quale diffuse a Parma la coltivazione della viola. Dopo l’Unità d’Italia il palazzo fu sede del manicomio provinciale fino agli Anni Settanta, quando, tra nuovi restauri e mostre, ritornò in auge, e, attualmente, è sede di Alma, Scuola Internazionale di Cucina Italiana.
La Versailles italiana è costituita dal piano nobile, l’appartamento del duca Ferdinando di Borbone, la cappella ducale, e, naturalmente, il giardino storico. Tra pavimenti in marmo policromo, porte con serrature in bronzo dorato, affreschi, stucchi e camini in marmo di stile rococò, l’occhio si perde nelle boiserie dell’appartamento in cui si trova l’Osservatorio Astronomico con la decorazione a tempera a secco della Rosa dei Venti, e l’organo della cappella costruito da Giuseppe Serassi di Bergamo, composto da 2898 canne, oggi utilizzato per una rassegna concertistica internazionale che si svolge a settembre.
Di notevole bellezza lo storico giardino, inizialmente di stile italiano, venne ampliato e arricchito con imponenti fontane scolpite in marmo. Nel 1718 arrivò dalla Francia il celebre ingegnere idraulico Jean Baillieul inventore della Torre delle Acque sul torrente Lorno, e della grotta incantata con statue simulanti Apollo, Vulcano, Orfeo ed i Ciclopi mosse dalla pressione dell’acqua. Trasformato da Maria Luigia in bosco romantico all’inglese con la creazione di alcune serre e del laghetto, il giardino, dopo un periodo di decadenza, è stato risistemato.
Simona Cocola