Uno shock per il mare. Questo causa la pesca elettrica, che utilizza corrente elettrica in acqua per attirare i pesci verso gli elettrodi e stordirli. Essa sarà abolita in Europa a partire dal 2021, come deciso dalla Commissione Europea. Si dovranno quindi aspettare ancora un paio d’anni per arrestare completamente, anche in Italia, questa tecnica che ha fatto dividere tra “pro” e “contro”. Le associazioni ambientaliste sottolineano la brutalità del metodo, che renderebbe, a parer loro, la qualità del pesce per il consumo domestico pessima, danneggiando anche l’ecosistema marino. Sul fronte del “sì” alla pesca elettrica, invece, si replica che quella a strascico sia ancora più dannosa. In ogni caso, l’elettropesca era già stata vietata, con regolamento Ue, nel 1998, ma a tale divieto sono state introdotte alcune deroghe per testarne gli effetti scientifici a partire dal 2006.
Come e quando è nata la pesca elettrica? Il metodo risale al XIX secolo, e provoca danni alla spina dorsale, fratture, lividi, ustioni, oltre a emorragie interne. L’elettropesca si basa su due elettrodi che forniscono corrente continua ad alta tensione dall’anodo al catodo attraverso l’acqua, colpendo in questo modo i pesci, e provocando loro una convulsione muscolare incontrollata. Le finalità sono spesso tutt’altro che scientifiche, ed è utilizzata in particolare per pescare pesci che vivono a ridosso del fondale marino, tra cui sogliole, rombi, e gamberetti.
Simona Cocola