VENEZIA. Sarà celebrato alla Mostra del Cinema di Venezia dal 28 agosto al 7 settembre prossimo il maestro Federico Fellini, anticipando i 100 anni dalla nascita del regista italiano (il 20 gennaio 2020). La magia dei suoi film sarà quindi portata nella Serenissima grazie al progetto “Federico Fellini in frames”, ideato dall’Istituto Luce Cinecittà, ripescando dall’archivio storico della società italiana creata nel 1924, e che rappresenta la più antica istituzione pubblica destinata alla diffusione cinematografica a scopo didattico e informativo del mondo. Si tratterà di una biografia in pillole – piccoli film da un minuto o poco più -, raccontata attraverso cronache cinematografiche, prime di gala, premiazioni, backstage, e Fellini sul set e al doppiaggio.
Gli spezzoni si vedranno in sala prima dei film della selezione ufficiale, ma gli omaggi a Fellini saranno anche altri, come il restauro dello “Sceicco Bianco” (1952) curato dalla Fondazione Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto “Fellini 100” con Rti-Mediaset e Infinity, il suo primo film in assoluto con Antonioni coautore del soggetto e Flaiano della sceneggiatura, musiche di Nino Rota e Alberto Sordi protagonista (nel 2020 saranno 100 anni anche dalla sua nascita). Inoltre, il documentario “Fellini fine mai” in concorso a Venezia, ricorda in modo non convenzionale, e grazie a Eugenio Cappuccio, il maestro dei maestri con i materiali di archivio delle Teche Rai.
Federico Fellini portò a Venezia solo alcuni dei suoi film, come il secondo “I Vitelloni” nel ’53, e l’anno successivo “La Strada”, entrambi premiati. L’accoglienza tiepida nel ’55 per “Il Bidone” lo orientò poi verso Cannes, dove “La Dolce Vita” vinse la Palma d’oro, ricomparendo in seguito a Venezia per “Fellini Satyricon” nel ’69 e “E la nave va”. All’interno dei 18 pezzi d’archivio di Federico Fellini in frames si possono rivedere le cronache della mostra per le sue pellicole, i ciak con Giulietta Masina e Amedeo Nazzari, quelli alla Fontana di Trevi con Anitona Ekberg (1960), e altri con Sandra Milo, il doppiaggio con Oreste Lionello e Gigi Proietti per “Casanova” (1977), e anche la chicca dell’annuncio del film mai realizzato, “Duet Love” (1969), con Fellini e Ingmar Bergman. Inseguito dai fotografi a Venezia, il grande regista italiano sorridendo disse: “Sono creature mie, i paparazzi li ho inventati io. Riconoscono Pinocchio. Come i burattini che salutano Pinocchio”.
Simona Cocola