ROMA. Durante la sua vita il pittore Giacomo Balla (1871-1958), uno tra gli esponenti del Futurismo, si allontanò da questo movimento, cercando un modo nuovo di dipingere. Lo trovò, utilizzando la rete metallica incollata alla tavola, al posto della tela, ottenendo così un’immagine che ricorda l’effetto “pixel” delle fotografie dei quotidiani e delle riviste dell’epoca. Su questa base si sviluppa la mostra “Giacomo Balla, dal Futurismo astratto al Futurismo iconico”, visitabile a Roma presso Palazzo Merulana fino al 17 giugno 2019. Curata da Fabio Benzi, l’esposizione è incentrata sul dipinto “Primo Carnera” del 1933, ispirato a una foto di Elio Luxardo, autore di un impressionante ritratto del pugile pubblicato sulla prima pagina della “Gazzetta dello Sport” di quell’anno, quando diventò Campione del Mondo.
L’indagine proposta attraverso la mostra su Balla riguarda il passaggio di stile dell’artista, che sperimenta immagini affini a quelle dei media dell’epoca, alla nascente iconicità dei divi mediatici dello sport e del cinema. I visitatori potranno quindi ammirare, tra gli altri, i dipinti eseguiti con la tecnica a “retinatura”, confrontandoli con le immagini dei divi realizzate da grandi fotografi del tempo. Dagli anni Trenta, infatti, dopo venti anni di Futurismo astratto, Giacomo Balla si allontanò progressivamente dall’avanguardia fondata da Filippo Tommaso Marinetti, tornando a una pittura figurativa, ispirata dal cinema americano in voga sui rotocalchi.