ROMA. Sono passati sessant’anni esatti da quando è stata lanciata la prima Mini, con il nome di Morris Mini-Minor prodotta dalla British Motor Corporation (BMC). Un modello assolutamente rivoluzionario non solo per l’architettura – ruote di piccolo diametro agli spigoli di una carrozzeria “boxy”, motore trasversale con cambio incorporato – ma anche per l’originalità dei metodi di progettazione e la rapidità di realizzazione del primo prototipo marciante.
Tutto questo, e forse di più, si deve all’ingegnere automobilistico (con una carriera non convenzionale) di origine greco-turca Alexander Arnold Constantine Issigonis. Nato a Smirne il 18 novembre 1906, figlio di un britannico di origine greca e di una tedesca, Issigonis aveva ereditato il suo grande interesse per la tecnologia e le macchine da suo padre che, dalla fine del 1800, gestiva un’azienda per la costruzione di motori marini. Nel 1922 la famiglia fu costretta a fuggire a Malta per la situazione socio-politica in Turchia e, dopo la morte di suo padre, si trasferì con la madre in Inghilterra dove, due anni dopo, il giovane Alec fu finalmente in grado di iniziare un corso triennale di ingegneria meccanica presso il Battersea Polytechnic di Londra.
Gli automobilisti accolsero la Mini con grande entusiasmo, e nel 1960 la Casa automobilistica britannica introdusse prima una variante Van e poco dopo una wagon, venduta come Morris Mini-Traveller e Austin Seven Countryman. Nel suo primo decennio di vita, la Mini venne commercializzata con i marchi Morris e Austin. I primi modelli di quella vettura erano equipaggiati con motore quattro cilindri che erogava appena 34 CV. Anche se oggi potrebbero non sembrare molto (e in realtà non lo sono), per un’auto piccola come la Mini sei decenni fa 34 CV rappresentavano un livello di potenza di assoluto valore. Nel 1961 fu introdotta la Mini pick-up, che immediatamente dopo venne seguita dalla Cooper, vettura sviluppata dal famoso ingegnere e produttore di auto sportive John Cooper. La Mini Cooper originale venne prodotta in serie limitata di sole 1.000 unità, ognuna dalle quali montava un motore maggiorato di 1.0 litri che sviluppa 55 CV di potenza.
Nel 1994 il marchio è stato acquisito dal Gruppo BMW che ha mantenuto la classica Mini che tutti abbiamo imparato a conoscere nel corso della sua storia. La vettura britannica è stata ovviamente evoluta e migliorata nel corso degli anni, fino ad arrivare alla nuova generazione del 2001 che è riuscita a conservare l’aspetto e il fascino della Mini originale nonostante l’adozione di un design completamente nuovo.