TORINO. Domani, mercoledì 30, esce per Edizioni Gruppo Abele Celestino, scritto da Paola Catella e illustrato da Giobbe Covatta. Il volume è pubblicato con il carattere ad alta leggibilità EasyReading® per agevolare la lettura delle persone con dislessia.
Celestino è l’unico bambino tutto blu del suo paesino, e questo lo ha condannato a una vita di prese in giro. Alla ricerca di un modo per omologarsi alle altre persone e cambiare il colore della sua pelle, inizia un viaggio che lo sorprenderà fino a capire che, in fondo, il colore della sua pelle non è proprio un problema.
«Da che mondo è mondo non si è mai visto un bambino blu!». Celestino – nomen omen – si sente ripetere questa frase continuamente, ovunque vada. I suoi compagni di scuola, i loro genitori, gli amici, i parenti, tutti lo guardano a bocca spalancata e non perdono occasione di emarginarlo per la sua diversità. Dopo aver pianto tutte le sue lacrime – letteralmente! – Celestino prende una decisione drastica: se ne va, abbandona il suo paese e cerca un rimedio al colore della sua pelle. E dopo essersi affidato a santoni, scienziati, politici conosciuti in ogni dove, Celestino comprende la verità che gli cambierà la vita quando qualcuno – dalla pelle gialla, oltretutto – lo guarda negli occhi e lo vede per come è davvero.
Paola Catella e suo marito Giobbe Covatta si divertono e fanno divertire in questa favola singolare e molto tenera e, attraverso l’ironia e le illustrazioni coloratissime, fanno riflettere su temi di grande attualità. La coppia si è sempre spesa per l’integrazione e l’apertura alle differenze, a partire dal volontariato in Amref di cui Giobbe è testimonial storico. Per questo chiedono a ogni lettore di metterci la faccia, come si scopre alla fine della lettura. In un sorprendente scambio tra il libro e il lettore si rivela infatti un messaggio fondamentale: ognuno di noi è Celestino. Perché è capitato a tutti, almeno una volta, di sentirsi diversi: per il nostro colore, per la nostra forma, per i vestiti che indossiamo o per come corriamo, o camminiamo, o ridiamo. Allora, forse, il primo passo da fare è accettarsi e amarsi per come si è, perché «da che mondo è mondo tutti siamo diversi, e tutti siamo unici!».