TRENTO. Il capoluogo del Trentino vince la medaglia d’oro di città più verde d’Italia, ottenendo l’81,20% di punteggio, sulla base di 18 parametri monitorati da Legambiente e Ambiente Italia. Questa prima volta per Trento arriva grazie al miglioramento della qualità dell’aria, dei trasporti pubblici, e della mobilità ciclabile. La certificazione è il risultato dell’indagine sulla Qualità della vita 2019 di Ecosistema Urbano, realizzato da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, con il patrocinio del Comune di Mantova, della Commissione europea, del ministero dell’Ambiente e di Anci e Agende 21 locali italiane, e il contributo di Ecomondo e Ideaplast. Su 104 città italiane, nella prima metà della classifica compaiono grandi comuni quali Bologna (13), Firenze (24), Perugia (26), e Milano, quest’ultimo in perdita di nove posizioni occupando il 32esimo posto, oppure città del Sud come Cosenza (14) e Teramo (28). Le macro categorie prese in esame sono state dunque qualità dell’aria, rete idrica, mobilità, ambiente, e rifiuti, e, basandosi su questi temi, Bolzano è rimasta stabile al terzo posto della classifica, mentre Mantova si trova al secondo posto, al quarto Pordenone, e al quinto Parma.
Lo stesso rapporto del 2018, con Mantova capofila, portava Alberto Fiorillo, l’allora responsabile aree urbane di Legambiente e curatore insieme con Mirko Laurenti e Lorenzo Bono del report, ad affermare: «Ci sono evidenti comportamenti dinamici di una parte dei centri urbani e una stasi altrettanto chiara in altri che ci porta a distinguere due specie distinte, due categorie opposte, diverse da quelle solite nord-sud, grandi-piccoli, ricchi-poveri. Da una parte città formica, laboriose, che non s’accontentano, dall’altra città cicala, che cantano future trasformazioni e in realtà assecondano la crisi ambientale urbana anziché cercare di correggerla. Insomma il cliché, valido in passato, del centro urbano medio-piccolo del nord come luogo predestinato alla qualità ambientale non è più universalmente valido».
Oggi, esaminati oltre 30mila dati, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, ha detto: «In Italia, le politiche che interessano i centri urbani sono spezzettate tra ministeri diversi, con grande spreco delle scarse risorse a disposizione e pochi risultati eppure è nelle città che si gioca la sfida cruciale dei cambiamenti climatici, perché lì si produce oltre la metà delle emissioni di gas serra. Per andare oltre gli impegni dell’Accordo di Parigi, non basta quanto si sta facendo: va impressa un’accelerazione alla transizione energetica, orientandola anche verso una maggiore giustizia sociale, vanno spinte le città a correggere in chiave ecologica l’edilizia e i rifiuti, i trasporti e l’industria, creando occupazione, green e circular economy, stimolando la domanda di prodotti eco-compatibili, di consumi sostenibili, lo sviluppo di filiere agroalimentari di qualità e a basso impatto ambientale». In Italia emergono questioni urbane ancora non risolte, tra cui traffico, smog, perdite di rete idrica, produzione di rifiuti, contrapposte a un Paese che sta cercando il modo di reagire. Proiettare le città italiane verso il futuro è l’obiettivo, che deve mettere al centro insieme l’uomo e l’ambiente.
Simona Cocola