“Europa in pillole”, rubrica a cura del Prof. Franco Peretti
Mentre è in corso, negli anni dal 1947 al 1951, un serrato confronto tra Francia e Germania Occidentale per regolare i rapporti di carattere economico-industriale nelle aree della Saar e della Ruhr, confronto che nel 1951 produce la realizzazione della CECA , si sviluppa un ampio dibattito in occidente. La discussione ancora una volta ha per oggetto la Germania dell’Ovest ed è generata da una presa di posizione dell’amministrazione statunitense, che vuole cautelarsi contro le ipotetiche mire dell’Unione Sovietica di Stalin, considerato, in conseguenza della guerra fredda in atto tra i due blocchi, un temibile avversario sotto tutti i punti di vista. Questa posizione americana provoca una serie di decisioni cautelative delle cancellerie degli stati europei, che sfoceranno nella proposta francese di costituire un esercito europeo e di creare la CED – Comunità Europea di Difesa : l’idea francese dopo qualche tempo tramonta per dissidi interni alla Francia stessa, in quanto il parlamento francese vede in questo progetto un elemento idoneo a intaccare il ruolo significativo che la nazione transalpina vanta di avere a livello mondiale.
Il fallimento della CED e l’opportunità di studiarne il progetto
E’ opportuno precisare in via preliminare che il progetto, anche questo studiato ed impostato dal francese Monnet e portato avanti dal ministro degli esteri francese Schuman, fallisce. Esaminare però le fasi di impianto progettuale è comunque utile per tre motivi, come è stato sostenuto in ricerche da molti studiosi. Personalmente condivido questa triplice valutazione. In primo luogo mette in evidenza che l’Unione Europea nella fase della sua nascita e del suo iniziale sviluppo è condizionata da situazioni internazionali. La posizione dell’Unione Sovietica, con le sue mire espansionistiche, vere o presunte, le diffidenze degli Stati Uniti, con le loro preoccupazioni di perdere la supremazia sia economica che militare, i focolai di guerra , con un importante riferimento alla Corea, sono tutti fattori che contribuiscono a volte a rallentare, altre volte ad accelerare , altre volta ancora a condizionare la creazione dell’Unione Europea. In altre parole la realizzazione dell’idea di Europa non si sviluppa in laboratorio, ma si sviluppa in un contesto internazionale, che nelle sue articolate manifestazioni deve sempre essere tenuto nel giusto conto. In secondo luogo lo studio del progetto fallito CED offre la dimostrazione che è impossibile costruire un’Europa sovranazionale dotata di piena sovranità, se non c’è una forte e completa adesione al progetto, in tutti i suoi aspetti, sia quelli esplicitati, sia quelli introdotti in modo velato. Vedremo infatti che il progetto CED ha un’ambizione sottintesa, quella di realizzare l’Europa come istituzione sovranazionale. E’ proprio questo elemento sottinteso, che genera la causa della crisi e della bocciatura globale e dal momento del no al progetto non si parla più di Europa sovranazionale. Si parla soltanto di singoli compiti delegati all’Europa, senza far perdere ai singoli stati quote consistenti di sovranità . Vi è infine un terzo elemento, che contribuisce a rendere importante lo studio del fallimento della CED, è il ruolo della diplomazia e del governo italiano. Mentre infatti nella costruzione della CECA De Gasperi ed il suo esecutivo, pur aderendo al percorso istitutivo della Comunità del Carbone e dell’Acciaio, mantengono un ruolo marginale, nel dibattito, che precede la predisposizione del piano CED, che non sarà poi ratificato da tutti i governi e quindi non diventerà effettivo, lo statista trentino assume con l’appoggio convinto di Sforza, ministro degli esteri italiano, una posizione attiva e particolarmente efficace. Non a caso è proprio il ministro Sforza , che, nel Consiglio Atlantico di New York (15-26 settembre 1950) presenta una proposta idonea a superare un forte momento di crisi nei rapporti tra Stati Uniti d’America e la Francia e contribuisce a spianare la strada per quello che sarà poi il piano CED proposto Pleven, presidente del Consiglio dei ministri francese.
Fatte queste opportune sottolineature, illustriamo in modo sintetico i fatti che portano alla CED e al suo fallimento a partire dal 1947.
La proposta americana
Negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale, vale a dire nel periodo che va dal 1947 al 1951, l’Amministrazione Americana, in base anche ai rapporti, che provengono dal suo ambasciatore a Mosca, teme che l’Unione Sovietica voglia espandere il suo dominio anche ad occidente con particolare riferimento al territorio tedesco. Per questi motivi viene messo a punto un progetto per rafforzare le difese contro la Russia in territorio europeo. Questo progetto prevede di dare alla Germania di Bonn un esercito idoneo a fronteggiare le eventuali invasioni russe.
Le posizioni dei governi europei
Alla proposta del presidente statunitense Truman aderisce subito la Gran Bretagna, con un pronunciamento del primo ministro Attlee. Decisamente contraria invece è la Francia per due motivi: vede infatti nel riarmo tedesco un mutamento di quegli equilibri, che sono derivati dai trattati di pace dopo la seconda guerra mondiale e in secondo luogo teme la perdita di importanza del suo ruolo nell’Europa occidentale. In conseguenza di queste considerazioni la Francia inizia una battaglia diplomatica con un preciso obiettivo: garantire i risultati “dell’invenzione di Monnet“, quindi tenere in vita la CECA, e bloccare la proposta degli USA, che a loro volta vogliono la presenza tedesca nella difesa europea. La Germania occidentale si dichiara disponibile ad aderire sia alla proposta americana sia al progetto di esercito europeo. La posizione italiana, almeno nella fase iniziale, non è molto chiara. Da un lato sente la necessità di essere fedele agli USA, dall’altro ha buoni rapporti con la Francia e quindi è interessata a mantenerli tali. L’Italia cerca allora di conciliare le posizioni americane con quelle francesi, offrendo gli spunti per una soluzione della controversia franco-americana.
Le proposte italiane di Sforza
Come appena accennato il governo italiano tenta il superamento della disputa tra Stati Uniti e Francia con due interventi. Il primo, che rappresenta una dichiarazione di fedeltà al governo statunitense e alla sua linea politica, il secondo invece più legato ad una soluzione, che dovrebbe convincere la Francia. Con il primo intervento Sforza presenta un memorandum con due elementi fondamentali: la costituzione di un “fondo di lavoro” con il contributo e la partecipazione di tutti gli stati aderenti alla NATO, al fine di costruire una struttura armata in Europa occidentale e, questo è il secondo elemento, gli Stati Uniti avrebbero dovuto procacciarsi in Italia il materiale utile per assistere e difendere alcuni paesi fuori dall’area nord-atlantica. In termini sintetici il ministro Sforza rivendica per l’Italia un ruolo concreto di difesa dell’Europa Occidentale, aderendo all’impostazione americana. Questa proposta non sortisce risultati positivi, anzi sostanzialmente irrita il presidente americano Truman. Un evento bellico internazionale, la guerra di Corea, che scoppia il 25 giugno 1950, produce l’effetto di stringere i tempi per un accordo di collaborazione tra gli stati occidentali. Approfittando del Consiglio Atlantico, che si tiene a New York dal 15 al 26 settembre 1950 il ministro Sforza riprende la questione dell’Europa e del suo armamento. Tenendo conto della situazione mondiale il problema del riarmo della Germania Occidentale non è più rinviabile, perché, se con la “la dottrina del balzo avanti” sostenuta da Achenson segretario di stato americano la linea di difesa della NATO arriva fino all’Elba, devono essere adottati i conseguenti provvedimenti. Sforza sostiene per questi motivi che la Germania deve essere coinvolta nel piano di difesa. Questa posizione è accolta in modo piuttosto freddo dalla Gran Bretagna e bocciata alla Francia. La conseguenza di queste posizioni e la chiusura del Consiglio senza l’adozione di deliberazioni in merito.
La nuova proposta francese: il piano Pleven
Al rientro a Parigi il ministro degli esteri francese Schuman elabora con Monnet un piano, che viene affidato al presidente del consiglio della Francia, Pleven, il quale provvede a presentare il documento nelle opportune sedi internazionali. Questo piano ipotizza la costituzione di un esercito europeo composto da sei divisioni, con uno stato maggiore internazionale dipendente dal capo di stato maggiore della forza atlantica. Il controllo dell’attività è affidato ad un ministro della difesa europeo e l’attività è gestita da un’autorità politica. In questa impostazione si avverte la mente e la mano di chi ha lavorato per la costruzione della CECA, cioè di Jean Monnet.
Esercito d’Europa e presenza militare tedesca
Dopo ampia discussione al Consiglio Atlantico di Bruxelles del 18 e 19 dicembre 1950 viene approvata la linea americana che prevede una forza integrata con la possibile partecipazione tedesca. Per evitare problemi non si stabiliscono le modalità di composizione della struttura e tutti i partecipanti al Consiglio sperano di far ridurre i sotterranei dissensi con la nomina di Eisenhower, generale dello sbarco in Normandia, a capo della struttura. Si registra nei mesi successivi un’intensa attività diplomatica. In Italia, per citare uno stato, a Santa Margherita Ligure (12-14 febbraio 1951) si svolge un incontro tra De Gasperi e Sforza da una parte e Pleven e Schuman dall’altra. L’obiettivo dell’incontro è quello di definire insieme la strategia per la realizzazione dell’esercito europeo. Tutto sembra procedere bene per quanto riguarda l’ impostazione dell’esercito, resta aperta la questione della presenza della Germania Occidentale all’interno della forza militare.
La nuova e decisa posizione di De Gasperi
Due interventi politici spingono De Gasperi ad una presenza più significativa nel dibattito europeo sull’esercito . Il primo: Monnet prende posizione in modo categorico per sottolineare l’importanza dell’unità tra gli stati e per ribadire l’inutilità di uno scontro sul problema della ricostruzione dell’ esercito tedesco. Il secondo: il generale Eisenhower il 3 luglio 1951 a Londra tiene un discorso molto favorevole alla riappacificazione tra gli stati europei. Proprio per garantire un suo ruolo più significativo De Gasperi, con un rimpasto di governo, assume il dicastero degli esteri e, con questo titolo, partecipa ad una serie di incontri e intesse fitti rapporti con tutte le cancellerie europee. Presenta anche a tutti i governi europei un memorandum destinato ad imprimere una svolta importante nell’attuazione della CED. L’ idea di De Gasperi è quella di introdurre, tramite le procedure per l’istituzione della CED, una serie di linee operative idonee a costituire la federazione europea. De Gasperi infatti, che, con molta probabilità subisce l’influenza europeista di Altiero Spinelli, in questo periodo molto vicino a lui, dopo aver preso contatti con Spaak allora titolare della carica di Alta Autorità della CECA, concorda con diversi rappresentanti di altri stati europei una bozza di statuto per creare una nuova istituzione, la Comunità Politica Europea (CPE), che il 10 marzo 1953 viene approvato dall’Assemblea CECA, la quale qualche tempo prima, è stata delegata per tale votazione. A questo punto sia il trattato CED sia quello CPE sono pronti per essere ratificati dagli stati aderenti, nella fattispecie Belgio, Francia, Germania occidentale, Italia, Lussemburgo e Olanda.
Bocciatura della Ced in Francia
La situazione, che sembra non presentare in un primo tempo problemi, subisce colpi negativi sia in Italia che in Francia, dove un voto negativo del Parlamento il 30 agosto 1954 segno la fine del sogno della Ced, ma anche della CPE.