VIETRI SUL MARE. La luce che in questo scorcio d’Italia illumina Vietri è unica, tanto da non poterla descrivere a parole. In provincia di Salerno, all’inizio della Costa d’Amalfi, si trova il comune campano dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, il cui centro, sovrastato dal monte San Liberatore, si culla su un lembo terrazzato sul mare. Il principale monumento cittadino, la seicentesca chiesa madre di San Giovanni Battista, è sormontata dall’elegante cupola maiolicata, non una cupola come le altre: a forma di pesce dai colori giallo, verde e azzurro a effetto iridescente, fa presagire che questo luogo riserva qualcosa di magico.
Ciò che colpisce di Vietri, conosciuta come città etrusca, è il Palazzo della Ceramica Solimene, realizzato dall’architetto Paolo Soleri sul modello del Guggenheim Museum di New York, tassello di una storia molto antica che si riscopre nella produzione di oggetti in ceramica. Presenti ovunque nelle botteghe dotate di un proprio laboratorio, si trovano piatti, mattonelle (le riggiole), tazzine, bicchieri da limoncello, lanterne, anfore, e tanto altro ancora. Quest’arte preziosa ha visto fiorire sul mare ceramisti del posto che tra gli Anni Venti e Quaranta del Novecento collaborarono con artisti tedeschi richiamati proprio dalla luce del sole della Costiera Amalfitana, e dal profumo dei limoni, oltre che dalla personalità di Richard Dolker, maestro delle Kunstwerbeschule di Stoccarda.
La storia, testimoniata dal Museo della Ceramica Vietrese, dove sono raccolti reperti dal Settecento, ha reso il comune uno dei centri di produzione della ceramica artistica e tradizionale. Ospitato presso Villa Guariglia in località Raito, il museo possiede, tra gli altri, esempi di ceramica campana e meridionale in generale, lungo un percorso espositivo di pezzi a partire dal XVII secolo, ricco di oggetti di carattere religioso e devozionale, fino ad arrivare alla seconda metà del ‘900. Oltre alle opere degli artisti tedeschi si possono ammirare lavori di Giovannino Carrano, Vincenzo Pinto, Giosuè e Salvatore Procida, Guido Gambone, vietresi che continuarono a portare avanti l’eredità dei loro predecessori.