Definita la “Queen of rock & roll” la regina del rock & roll, una rivoluzionaria bianca che faceva blues, Janis Joplin, cantante statunitense morta il 4 ottobre 1970 a 27 anni, ha sfidato la società di allora con il suo animo ribelle, le idee progressiste, l’uguaglianza tra le razze, e l’amore per i poeti della Beat Generation, il movimento giovanile sviluppatosi principalmente negli Anni Cinquanta negli Stati Uniti, che rifiutava le norme imposte dalla società, e favoriva la sperimentazione delle droghe, la sessualità alternativa. Janis, sfacciata, appassionata, sensibile, perfezionista, è stata una donna che ha spinto i confini della sessualità – e della bisessualità – in un’epoca dove tutto ciò era un tabù.
La sua fama, prima nel gruppo Big Brother and the Holding Company, e poi da solista, l’ha accompagnata intensamente come intensi erano i pezzi che cantava, fino al decesso per overdose. L’ideale di pace e amore che caratterizzò il movimento Hippy, si manifestò con Janis anche attraverso la sua partecipazione al Festival di Woodstock, e al concerto in memoria di Martin Luther King. Brani memorabili rappresentano ancora oggi l’artista americana, e, tra questi: Piece of My Heart, Summertime, Try (Just a Little Bit Harder), Cry Baby, Down on Me. Nel 2016 è uscito un documentario su di lei, grazie a materiale d’archivio e interviste rare, che ha portato alla scoperta di una Janis Joplin più intimista, percorrendo le tappe di una carriera breve ma cruciale per la storia della musica blues e rock, tra successi lavorativi e battaglie contro l’alcol e la dipendenza da eroina.
Simona Cocola
