Quando nel 1985 alla presidenza della Commissione arriva Jacques Delors il mondo occidentale, Europa compresa, sta vivendo un momento particolarmente positivo. Si deve registrare infatti negli Stati Uniti una favorevole congiuntura economica, che non solo produce risultati vantaggiosi in America, ma trascina anche gli altri stati fuori da quella crisi che si è verificata negli anni settanta , in particolare nel settore energetico. Non si registra però solo una situazione economica favorevole nei mercati occidentali a livello generale, un nuovo clima, un clima meno teso, accompagna i rapporti EST-OVEST. Proprio in questi anni inizia un dialogo tra Stati Uniti e Russia che produce la fine della guerra fredda e l’inizio di una fase di collaborazione per favorire il disarmo atomico . La caduta del muro di Berlino è l’immagine più efficace di questo radicale cambiamento. All’interno della CEE intanto vengono avanti, dopo i primi anni ottanta, proposte riformiste del sistema comunitario , perché, proprio per l’esperienza maturata all’inizio del decennio, molti statisti avvertono l’esigenza di superare una visione euroscettica e di lavorare per costruire una realtà politica nuova in grado di contare a livello mondiale. Nelle diverse cancellerie degli stati CEE è sempre più sentita anche l’urgenza di decidere: aleggia infatti la convinzione che si sta vivendo un momento decisivo per la sopravvivenza della Comunità, passato il quale il sogno dell’Europa Unita sarà da considerare definitivamente tramontato.
Jacques Delors, erede di Monnet e conoscitore puntuale ed interprete fedele del suo pensiero, arriva a presiedere dal 1 gennaio 1985 la Commissione. Ha l’appoggio di due potenti attori della politica europea, il francese Mitterand ed il tedesco Kohl, ma ha anche ricevuto dal Consiglio europeo, quello di Fontainebleau, che lo ha nominato, un tassativo mandato, quello di presentare una proposta idonea a rendere più operativo il mercato comune. Una attenta verifica economica mette in evidenza infatti che la circolazione dei capitali, delle merci e dei servizi, nonostante le affermazioni favorevoli dei singoli stati, è ostacolata proprio dai singoli stati con l’introduzione di una serie di norme tecniche, che hanno un obiettivo solo, quello di frenare l’ingresso dei capitali, delle merci e delle prestazioni provenienti da altri stati.
Nel giro di quattro mesi dal suo insediamento, con una tempestività che merita di essere sottolineata, Delors presenta un documento al Consiglio dei Capi di Stato e di Governo, che vuole essere non solo una risposta all’incarico ricevuto dall’ assise di Fontainebleau, ma anche un programma decennale di lavoro per la CEE al fine di dare all’istituzione comunitaria sia la possibilità di decollare a livello mondiale sia la possibilità di avere all’interno una libera circolazione di persone, capitali, merci e servizi.
Il tema centrale del libro bianco è dunque la realizzazione del Mercato Comune. Come sopra anticipato il mercato comune è stato impostato dalla Comunità, ma sostanzialmente frenato dai singoli governi nazionali. Secondo Delors è necessario uscire da questa grave fase di stallo. Il “ Programma Novanta” fa precise proposte nella direzione di rendere snella la circolazione interna alla CEE. Queste in sintesi le proposte:
Il testo di Delors è comunque solo un documento tecnico, contiene infatti sottolineature molto importanti da un punto di vista politico. Basti citare, per cogliere il senso del “Documento Novanta”, questa frase posta a conclusione del lavoro: “L’ Europa si trova ad un bivio. O andiamo avanti con risoluzione e determinazione oppure ricadiamo indietro nella mediocrità. Rinunciare significherebbe non essere all’altezza dei fondatori della Comunità”.
Il libro bianco fa discutere tutti i governi e serve a preparare un consiglio europeo molto importante, quello di Milano del 28 e 29 giugno 1985.
E’ un consiglio particolare quello di Milano, preparato dai responsabili istituzionali con molta diligenza. Si avverte l’importanza degli stimoli culturali del documento Delors e molti preparano interventi per affrontare e risolvere le questioni sollevate dal presidente della Commissione: Mitterand e Kohl da un lato , la Thatcher dall’altro predispongono proposte sul futuro della Comunità. Tutti però sono spiazzati da un ordine del giorno presentato dal presidente del consiglio dei ministri italiano, Bettino Craxi, con il quale il Consiglio Europeo è chiamato ad approvare la proposta di convocazione di una Conferenza intergovernativa incaricata di predisporre un progetto di trattato sulla cooperazione tra gli stati membri nel campo della sicurezza e della politica estera. L’ordine del giorno viene messo ai voti ed approvato con sette voti a favore e tre voti contrari. Votano contro Inghilterra, Grecia e Danimarca. Sul risultato di questa votazione va fatta una sottolineatura significativa da un punto di vista metodologico e procedurale. Per la prima volta un documento importante per il destino comunitario messo ai voti passa a maggioranza e non all’unanimità. Sia pur lentamente dunque stanno cambiando le prassi e questo dovrebbe rendere in termini complessivi più snello il modus operandi e nello stesso tempo rendere più democratica l’attività delle istituzioni comunitarie. Nella seduta del Consiglio di Milano è anche approvato il libro bianco, “Il Programma Novanta” di Delors.
La conferenza intergovernativa, votata nel Consiglio Europeo di Milano, tiene le sue sedute in Lussemburgo, perché in questo periodo la presidenza di turno della Comunità è lussemburghese. Su proposta di Delors approva l’ Atto Unico, un provvedimento composto da due titoli:
Nel preambolo si fa riferimento anche ad un obiettivo monetario, quello della creazione dell’ “Unione economica monetaria”.
Per chiudere questa presentazione sintetica dell’ Atto Unico è opportuno un richiamo alla politica estera e ai problemi della sicurezza. Con l’Atto Unico per quanto riguarda la politica estera la proposta è quella di lavorare per la costruzione di una linea comune da sostenere in quanto CEE. Per realizzare questo fine, viene costituito un segretariato permanente con sede a Bruxelles, anche se l’argomento della cooperazione politica europea rimane ancorato all’ambito intergovernativo. Sulla sicurezza invece si ribadisce la necessità di creare strutture interne alla Comunità senza entrare in contrasto né con la NATO né con UEO.
Franco Peretti