Nel 2021 il Pil, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è cresciuto del 6,5% rispetto al 2020. Per trovare un tasso di crescita di questa entità bisogna andare indietro di circa 45 anni, al 1976. L’Istat, nel corso della conferenza stampa odierna nella quale ha presentato i dati, ha precisato inoltre che, sulla base delle serie storiche dell’Istat che vanno indietro fino al 1995, si tratta della crescita più alta di sempre.
Si tratta di un dato che va decisamente controcorrente rispetto a quello dell’anno precedente: infatti una crescita tanto negativa come quella del 2020 non si registrava addirittura dai tempi della Seconda Guerra Mondiale
L’economia italiana registra per il quarto trimestre consecutivo una espansione, seppure a ritmi più moderati rispetto ai periodi precedenti. Anche dal lato tendenziale, la crescita è risultata molto sostenuta, superiore ai 6 punti percentuali. La stima preliminare che ha, come sempre, natura provvisoria, riflette dal lato dell’offerta uno sviluppo ulteriore del settore dell’industria e dei servizi, e un calo in quello dell’agricoltura.
Nel quarto trimestre del 2021 si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, sia aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 6,4% in termini tendenziali. Nel complesso ha avuto due giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al quarto trimestre del 2020.
La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e di un aumento sia in quello dell’industria, sia in quello dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta. Mentre la variazione acquisita per il 2022 è pari a +2,4%.