Nel quarto trimestre del 2021 il Pil italiano, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 6,2% nei confronti del quarto trimestre del 2020. Lo rende noto l’Istat nel report relativo ai conti economici trimestrali confermando la stima di crescita congiunturale del Pil, diffusa lo scorso 31 gennaio, che era stata sempre dello 0,6% mentre quella tendenziale del 6,4%. Inoltre la variazione acquisita per il 2022 è pari a +2,3%.
Secondo l’Istituto la crescita registrata nel quarto trimestre è la quarta consecutiva sia in termini congiunturali, sia tendenziali ed è stata trainata in maniera decisa dalla domanda interna che, scorte incluse, ha fornito un contributo di 1,8 punti percentuali. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con una crescita dello 0,2% dei consumi finali nazionali e del 2,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono aumentate del 4,2%.
La domanda nazionale, al netto delle scorte ha contribuito, per +0,7 punti percentuali alla crescita del Pil: nullo il contributo dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, +0,5% quello degli investimenti fissi lordi e +0,1% quello della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla crescita del Pil in misura pari a 1,1 punti, mentre la domanda estera netta ha sottratto nel complesso 1,2 punti percentuali.
Nonostante le esportazioni siano rimaste stazionarie, la domanda estera netta ha fornito un “marcato contributo negativo“, derivato dal forte aumento delle importazioni. Sul piano interno, un ampio contributo positivo è venuto dalla variazione delle scorte (+1,1 punti), più debole da investimenti (+0,5 punti) e spesa delle amministrazioni pubbliche (+0,1 punti) e nullo dai consumi privati.
Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto di industria e servizi, cresciuti rispettivamente dell’1,1% e dello 0,4%, mentre l’agricoltura registra una diminuzione dello 0,6%.
Le ore lavorate hanno registrato un lieve incremento, con un apporto deciso da parte delle costruzioni, più modesto da industria e servizi e negativo dal settore primario.