• 18 Novembre 2024
  • SANITA'

Infezioni da ricovero, ogni anno muoiono 7.800 persone

In Europa, quasi un terzo dei decessi dovuti a infezioni antibiotico resistenti si registrano in Italia e nella maggior parte dei casi le infenzioi si contraggono in strutture ospedaliere

In Italia ogni anno 7.800 persone perdono la vita a causa di infezioni antibiotico resistenti contratte nel corso di ricoveri ospedalieri, quasi il doppio delle morti legate agli incidenti stradali. Il rischio fatale legato a queste infezioni è pari alla somma delle maggiori malattie infettive messe insieme: influenza, tubercolosi e hiv. Il dato, elaborato dal Centro europeo per le malattie infettive, è uno dei punti da cui prende le mosse la campagna “Insieme, verso un ospedale senza infezioni”, lanciata il mese scorso. Il fattore cruciale di questo tipo di infezioni è rappresentanto dall’aumento esponenziale di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, visto il largo uso di questi farmaci a scopo profilattico o terapeutico, ed anche il graduale aumento dei fattori di rischio specifici, come l’uso ormai inevitabile dei cateterismi per le indagini vascolari e cardiache o degli endoscopi per il tratto gastro-intestinale o urinario, che costituiscono sistemi invasivi che spesso veicolano anche i batteri.

Il problema delle infezioni resistenti agli antibiotici, spiegano gli esperti, “non è immediatamente visibile ma molto concreto e purtroppo in peggioramento”. In Europa si verificano circa 33mila decessi all’anno per infezioni di questo tipo, quasi un terzo dei quali nel nostro Paese.

Nella maggior parte dei casi le infezioni si contraggono in ospedale. In base ai dati diffusi dal Centro europeo malattie infettive, in Italia la possibilità di contrarre infezioni più o meno gravi durante un ricovero ospedaliero è del 6%, con 530 mila casi all’anno – un paziente su 15 ogni giorno -, numeri che ci pongono all’ultimo posto tra i Paesi europei. Corrette pratiche di prevenzione, che passano attraverso adeguati protocolli, potrebbero ridurre del 20-30% questo gap nel percorso assistenziale, migliorando anche l’impatto economico sul sistema sanitario nazionale, considerato che i costi di trattamento per ogni singola infezione variano dai 5 ai 9mila euro.

Un risultato raggiungibile attraverso alcuni semplici passaggi: lavaggio delle mani, riscaldamento del paziente durante un’operazione chirurgica, uso di medicazioni in grado di tenere sotto controllo eventuali infezioni dovute all’accesso venoso attraverso il catetere.

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Piero Abrate

Giornalista professionista dal 1990, in passato ha lavorato per quasi 20 anni nelle redazioni di Stampa Sera e La Stampa, dirigendo successivamente un mensile nazionale di auto e il quotidiano locale Torino Sera. È stato docente di giornalismo all’Università popolare di Torino.

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