Per allentare le misure restrittive adottate dal governo per contenere la diffusione del Coronavirus è necessario “mantenere l’indice Rt sotto l’1, avvicinarsi alla soglia dei 50 casi settimanali ogni 100 mila abitanti (attualmente è a 157), ridurre ancora la pressione sui servizi sanitari e aver vaccinato più di metà popolazione“. A delineare la strada da seguire per il graduale ritorno alla “normalità” è Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss, in un’intervista pubblicata questa mattina sul quotidiano La Stampa.
Il portavoce del Comitato tecnico scientifico predica la massima ‘prudenza‘ e ‘progressività‘ perché il Paese si trova attualmente “in una fase di transizione delicata” caratterizzata da una decrescita lenta ma costante della diffusione del virus, come testimonia la lieve crescita dell’indice Rt nella settimana appena trascorsa (Rt 0,85) rispetto a quella precedente (Rt 0,81).
Per evitare un’altra ondata, secondo Brusaferro, sarà necessario continuare a lavorare su tre livelli: mantenere il ritmo sostenuto delle vaccinazioni (ieri sono state 358.474, in calo rispetto alle 416mila di sabato e alle 508mila di venerdì che ad oggi è il numero massimo mai raggiunto), monitorare attentamente la situazione e intervenire localmente laddove sia necessario, e continuare a mantenere i comportamenti di prudenza come indossare le mascherine e mantenere il distanziamento sociale.
In particolar modo su quest’ultimo punto l’Istituto Superiore di Sanità ricorda che occorrono almeno due o tre settimane, dalla prima inoculazione del vaccino, prima che si formi una prima risposta immunitaria e che inoltre non si può escludere nei soggetti già vaccinati il rischio di contagiare coloro i quali non sono stati immunizzati.
Sulla durata della risposta immunitaria, alla conclusione del ciclo di vaccinazione, l’Italia si attiene alle disposizioni dell’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) che ha indicato in 6 mesi la durata minima dell’immunizzazione. Ma alcuni recenti studi hanno allungato la durata a 8 mesi, e sembra che con il passare del tempo e con la conclusione di altri studi, questa soglia possa ulteriormente allungarsi. L’Iss e il governo decideranno quando effettuare i richiami una volta che saranno disponibili dati più stabili in materia.
Sul tema delle varianti Brusaferro sottolinea come quella inglese rappresenti ad oggi il 90% del virus circolante in Italia e per quanto i vaccini funzionino molto bene nel combattere questa variante è necessario prestare grande attenzione in quanto è più trasmissibile e conseguentemente in grado di determinare più ospedalizzazioni rispetto al ceppo originario.
Desta più preoccupazione la variante sudafricana, nei confronti della quale alcuni vaccini funzionano meno efficacemente, che per fortuna circola ancora poco nel Paese, mentre per quella brasiliana sono in corso degli studi e per quella indiana è ancora troppo presto per tracciare un bilancio.