Stallo. Questa è la situazione che si è delineata al termine del tavolo di ieri, 9 luglio, sull’ex Ilva con ArcelorMittal, i sindacati, e il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. “Continuiamo a lavorare, c’è ancora tanto da fare per i lavoratori e per Taranto”, ha commentato Di Maio con un post sulla sua pagina Facebook. Circa 21 ore fa l’attivista tarantino Luciano Manna con un altro post su Facebook evidenziava, attraverso una foto, la situazione in città: “ArcelorMittal Italia, Afo4 senza regole in questi minuti. Fumi acidi e nocivi si sprigionano dallo scarico di un rifiuto speciale, loppa di altoforno. Nessuna captazione, ciclo produttivo senza scrupoli, senza legge. La salute degli operai e dei cittadini ogni giorno demolita, sino alla fine”.
Nel frattempo la Procura di Taranto ha disposto di procedere allo spegnimento dell’Altoforno 2 dell’ex Ilva, uno dei tre altoforni del siderurgico di Taranto, dal momento che si trovava in sequestro preventivo, a seguito dell’incidente in cui, nel 2015, un operaio perse la vita investito da una colata incandescente. I tecnici nominati dal Gup hanno accertato che l’azienda non avrebbe applicato tutte le prescrizioni per la messa in sicurezza dell’impianto. D’altro canto pare che Di Maio abbia rassicurato d’intervenire sulla Procura per non spegnere l’Afo2.
Riguardo alla reintroduzione dell’immunità penale per gli amministratori dello stabilimento ex Ilva di Taranto, oggi ArcelorMittal, i quali sono disposti a chiudere lo stabilimento entro il 6 settembre prossimo senza l’immunità, Di Maio ha affermato: «Voglio essere ben chiaro, anche in ragione di quanto ho appena espresso. Non esiste alcuna possibilità che torni». Quanto al contratto siglato con ArcelorMittal, il ministro ha spiegato che non c’è “affatto” una “esimente penale, una modifica della quale legittimerebbe Mittal a sciogliere il contratto”. Nel contratto, così come negli atti successivi, “si parla esclusivamente della possibilità di recesso in caso di annullamento, o di modifiche sostanziali del Dpcm 29 settembre 2017, ovvero del piano ambientale”. Oltre a tutto ciò, l’azienda non ha mostrato alcuna volontà di ritirare la cassa integrazione, e non ha chiarito se gli operai, alla fine delle 13 settimane di cassa, torneranno a lavoro.
Simona Cocola