Sono esattamente 30 anni oggi che Sergio Leone, il regista italiano legato in particolare al genere western, manca dalle scene. Il 30 aprile del 1989, infatti, moriva stroncato da un infarto, mentre era a lavoro su un laborioso progetto riguardante l’assedio di Leningrado, legato alla Seconda Guerra Mondiale. A 60 anni lasciava il suo amato cinema, riuscendo ancora a fondare la “Leone Film Group”, società indipendente di produzione e distribuzione cinematografica e audiovisiva, leader in Italia, grazie alla quale sono stati portati al cinema titoli italiani e internazionali quali: Wonder, The Post, The Wolf of Wall Street, La La Land, The Hateful Eight, Rush, Perfetti Sconosciuti, La Pazza Gioia, e A Casa Tutti Bene.
Nessuno, tra fan e personaggi del mondo dello spettacolo, può dimenticare Leone, nemmeno Clint Eastwood (lanciato dal regista in “Per un pugno di dollari”) in “Gli spietati”, e Quentin Tarantino in “Kill Bill vol. 2”, che nei titoli hanno inserito la dedica “A Sergio”. Nato nel 1929 da un padre regista del cinema muto e da una madre attrice, Leone esordisce nel cinema a 18 anni, come assistente volontario dell’indimenticabile maestro del Neorealismo Vittorio De Sica, facendo una piccola comparsa in “Ladri di biciclette”. Passa da aiuto regista, ad esempio di William Wyler per il pluripremiato “Ben Hur”, a regista nel suo primo film “Il colosso di Rodi”. L’ascesa Leone è inarrestabile, creando un capolavoro dietro l’altro, e inserendo del crudo realismo nel genere western (“Per qualche dollaro in più”, “Il buono, il brutto, il cattivo”, “Giù la testa”), come molte scene di silenzio, oltre alle colonne sonore del maestro Ennio Morricone, che accompagneranno numerosi suoi film.
Nel 1967 con Bernardo Bertolucci e Dario Argento dirige “C’era una volta il West” con nomi del calibro di Henry Fonda e Charles Bronson. Rifiuta la regia del “Padrino”, ma nel 1984 esce al cinema con “C’era un volta in America” (con Robert De Niro e James Woods), da molti considerato il capolavoro assoluto di Sergio Leone. Il film, della durata di quattro ore, si colloca negli anni del proibizionismo, narrando storie di gangster e di amicizia, ed è esaltato dalla colonna sonora ancora una volta di Morricone.