• 24 Novembre 2024
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Il racconto del medico endurista guarito dal Coronavirus

Giuseppe è un medico ospedaliero con una passione immensa per le moto, in particolar modo per la specialità dell’Enduro. Qualche giorno fa è stata pubblicata sul sito moto.it un’articolo-testimonianza nel quale si racconta come Giuseppe sia stato uno dei primi a fronteggiare il Coronavirus tra le corsie dell’ospedale dove presta servizio, situato a ridosso della zona rossa. E particolare non di poco conto è stato contagiato, ma è completamente guarito.

“State tranquilli”

Vi racconto la mia esperienza con l’infezione da CoronaVirus. Premesso che sono un medico ospedaliero, la città in cui lavoro dista pochi chilometri dal paese focolaio d’Infezione: Codogno.” – e continua – “in data 21 febbraio veniva ricoverata nel mio reparto una paziente anziana con febbre alta, polmonite grave. La paziente in seguito al tampone è risultata positivo al test . Conseguentemente sabato 22 tutto il personale venuto a contatto con la suddetta malata veniva sottoposto a tampone, io compreso. L’esito del tampone dava negatività per tutti, tranne me!”.

Ma come ha preso veramente il virus?

Non in ospedale, come racconta: “In data 15 febbraio mi ero recato con famiglia e amici a Codogno per il carnevale, qui assistevo in piazza alla sfilata dei carri conversando con un caro amico residente, entravo in un affollato bar per un caffè e dopo qualche ora rientravo a Piacenza. In data 20 e 21 febbraio ho avuto sintomi da raffreddore con rinite, ma non febbre e nemmeno tosse, sono andato regolarmente a lavoro visitando, parlando e incontrando gente; ovviamente ho condotto la mia normale vita sociale (palestra, ristoranti, hobby), stimo di aver incontrato decine di persone. Bene avviandomi alla conclusione di questo racconto vi dico che tutti i colleghi, e gli amici (compresa la mia famiglia) venuti a contatto con me non hanno a distanza di 5 giorni sviluppato sintomi, molti hanno già avuto esito del tampone negativo, altri in attesa ma molto probabilmente negativi (clinicamente stabili). L’amico di Codogno è febbrile in isolamento a casa in attesa di tampone. Io sto benissimo, non ho nemmeno più raffreddore e nessun altro sintomo, sarò dimesso e continuerò la cosiddetta quarantena (14 giorni) a casa da solo”.

(Twitter)

Il pensiero di Giuseppe

Al termine del racconto Giuseppe trae alcune conclusioni prettamente personali:

  1. La malattia si comporta esattamente come la banale influenza e nella stragrande maggioranza dei casi è paucisintomatica, si risolve in 3-4 giorni senza esiti.
  2. Il contagio non è così semplice per fortuna (pensate solo al fatto che io ho starnutito più volte nello studio in cui lavoro a stretto contatto con colleghi) e si verifica più che altro nei confronti di pazienti anziani o pluripatologici, e la gravità dei sintomi è correlata a questa tipologia di soggetti.
  3. Non tutti coloro che hanno sintomatologia influenzale banale devono fare il tampone, poiché è inutile sapere di essere positivi, se non si verifica dispnea, certamente però è utile indossare una mascherina di quelle semplici se si è a contatto con persone anziane o fragili.
  4. L’imperativo categorico dev’essere tutelare gli anziani e seguire il vademecum diffuso dal Ministero della Salute sulle norme igieniche e comportamentali.
  5. Probabilmente il mio contagio è avvenuto in quel bar super affollato con probabili molti ignari positivi, tra l’altro io stavo prendendo terapia antibiotica per un problema al dente del giudizio, quindi forse le mie difese immunitarie erano un po’ ridotte.

Non è il caso di creare allarmismo

Secondo il medico ospedaliero il comportamento di molti media e di numerosi utenti dei social network è alquanto inopportuno visto che negli ultimi giorni stanno alimentando il panico nella popolazione. Non è il caso di creare inutili allarmismi, bisognerebbe ascoltare in maniera più attenta e interessata le testimonianze dirette di pazienti e personale sanitario che affrontano in prima persona l’epidemia, senza strumentalizzare la situazione.

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