TARANTO. La crisi che ha investito il governo Conte, miete vittime anche nelle aziende italiane, tra cui ArcelorMittal, l’ex Ilva di Taranto, come da parole del ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio a seguito dell’incontro col presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «L’ex Ilva è nel limbo», ha dichiarato Di Maio, riferendosi alla vertenze ancora da risolvere, dal momento che il 6 settembre, data in cui l’azienda non sarà più coperta dall’immunità penale, e quindi potrebbe chiudere, si avvicina senza un accordo raggiunto con il governo. Nel frattempo la Fim ha denunciato le emissioni del camino E 312, con conseguente reazione del sindaco Rinaldo Melucci, che si è rivolto al prefetto per valutare le azioni da intraprendere. Da parte sua il 16 agosto scorso ArcelorMittal informava che: “A #Taranto presto inizierà l’installazione dei nuovi Filtri Meros: scopriamo meglio questa tecnologia, che ci consentirà di ridurre in modo significativo le emissioni di polveri e diossine dai camini dello stabilimento”. Lakshmi Mittal, presidente e ceo di ArcelorMittal, sul sito sottolinea l’impegno del gruppo nelle tecnologie a basse emissioni per ridurre in modo significativo l’impronta di carbonio entro il 2050, in linea con l’Accordo di Parigi.
Il 21 agosto scorso l’attivista pugliese Luciano Manna descriveva sulla sua pagina Facebook la situazione a Taranto: “Ecco come ci hanno gasato ieri e continuano a farlo anche oggi nello stabilimento ArcelorMittal Italia perché queste emissioni sono all’ordine del giorno. Emissioni della letali della cokeria con gas letali che contengono H2S, benzene, benzo(a)pirene e altri inquinanti cancerogeni della famiglia degli idrocarburi policiclici aromatici. Guardate la foto dall’esterno e quella dall’interno dello stabilimento. Respirare questi gas significa morire contraendo malattie devastanti. Tutto è concesso, nessuno interviene, il tarantino è sacrificato per la politica nazionale. Ma oggi la stampa locale ci parla della nuova giunta Melucci e del progetto Taranto green capital mentre noi siamo sotto bombardamento. Tutte le foto aggiornate saranno presto messe a disposizione della Procura in aggiornamento dell’esposto firmato da 6000 cittadini”.
Al post di Manna, ne è seguito poi un altro: “Per due giorni i cittadini sono stati unici protagonisti della denuncia sulle emissioni di gas in città che ha investito maggiormente Paolo VI e Tamburi, sono dei cittadini le fotografie che inchiodano inconfutabilmente l’ex Ilva: emissioni catastrofiche dalle cokerie, come mai viste prima. I cittadini documentano, i cittadini denunciano e sulla stampa i protagonisti della denuncia non ci sono. Ignorati. Omessi. Mi chiedo. Ma quale cronaca state raccontando? Ma cosa siete diventati? Pensate davvero di costruire un futuro solido per l’editoria e per la vostra redazione se la cronaca riportata è notevolmente viziata? Pensate davvero che il futuro della vostra redazione sia assicurato dalla ciappetta calata ad personam dall’amministrazione comunale? Pensate davvero che sia proficuo ignorare i cittadini, quelli che sono i primi vostri datori di lavoro? Quelli che devono comprare il vostro giornale? Quelli a cui chiedete solidarietà e collette quando siete in crisi? Pensate davvero che sia deontologicamente giusto per un direttore di testata dare indicazioni alla propria redazione di non citare determinate persone? Se pensate che questo sia il giornalismo che merita questa città probabilmente avete ragione, perché questa città naviga in un livello mediocre ovunque, in ogni suo ambito. Tutto ciò fa pena. I cittadini che hanno denunciato queste emissioni andranno in Procura della Repubblica perché la cronaca la scriviamo noi, quelle ovattate dai soldi pubblici la rifiutiamo, non la riconosciamo”.
Simona Cocola