TALAMONE (FRAZIONE DI ORBETELLO). Esiste un museo sottomarino nominato “Casa dei Pesci“, non a caso. Il progetto di crowdfunding a cui è legato è semplice: chi vuole donare un contributo economico, dà la possibilità a un artista di scolpire blocchi del museo in modo da permettere la ripopolazione dei pesci nel mare. I blocchi dissuasori di marmo, infatti, impediscono le azioni di pesca illegale che danneggiano l’ecosistema marino, preservando la flora, e contribuendo al ripopolamento della fauna dei fondali. E con questo nobile scopo il museo si arricchirà di nuove opere, depositate in mare sabato 15 giugno alle ore 9.30 alla Fortezza di Talamone, per unirsi a quelli già visibili nelle acque del luogo. La Rocca aldobrandesca di Talamone è un’imponente fortificazione costiera che domina l’omonima località del comune di Orbetello, e si trova sul promontorio più meridionale dei Monti dell’Uccellina, dominando l’intera costa fino all’Argentario.
Paolo Fanciulli, pescatore ambientalista maremmano, è l’ideatore del progetto, condiviso dal presidente Ippolito Turco, nato per salvaguardare l’ambiente marino. Artisti di tutto il mondo hanno sostenuto la causa, e continuano a farlo, attraverso la creazione di sculture, che arricchiscono un ambiente in cui l’arte protegge la natura. Inoltre, numerose associazioni e molte persone hanno già finanziato il progetto, e, dopo tempo, anche alcune imprese maremmane hanno voluto impegnarsi. La necessità è quella di sistemare sui fondali 100 blocchi, mentre al momento ne sono stati installati 24 nell’area che abbraccia il Parco della Maremma da Talamone, piccolo borgo medievale di pescatori, alla foce dell’Ombrone, e altri 15 sono pronti per la messa a mare. Ogni singola scultura rappresenta un sogno verso l’obiettivo di proteggere la Maremma, questa vasta zona della Toscana che si estende tra le province di Livorno e Grosseto, caratterizzata da un mare cristallino, lunghe spiagge, scogli impervi, fitti boschi, zone lacustri e pianeggianti, verdi colline coltivate, e zone termali naturali.
Simona Cocola