Un traguardo, quello del Vax Day, voluto e vissuto in ogni caso come un successo a Bruxelles. Ma non senza polemiche e osservazioni che potrebbero essere di sprone ad andare oltre facili proclami e buttade propagandistiche. “L’Italia si organizzi bene e non arrivi ultima. In Germania ci sono centinaia di migliaia di dosi, in Italia alcune migliaia simboliche. Spero che Arcuri, che ha fallito sulle mascherine, sulla scuola, su Ilva, non fallisca su una battaglia così importante”, così ha incalzato il leader della Lega Matteo Salvini.
Ma dall’ufficio del commissario italiano per l’emergenza, Domenico Arcuri, hanno negato che esista “alcuna discriminazione” nei confronti dell’Italia. Per il Vax Day, sostengono, la Germania avrebbe avuto “11 mila dosi” e “le 150 mila che le sono state consegnate fanno parte delle forniture successive”, che nel nostro Paese arriveranno a partire dal 28 con un piano di distribuzione che prevede di avere 470 mila dosi alla settimana.
Intanto ciascun Paese ha fissato le proprie priorità nei piani di vaccinazione: i primi a poter ricevere il farmaco sono generalmente operatori sanitari e altri gruppi vulnerabili, come gli anziani o le persone malate. Diversi comunque anche i leader che, nello sforzo di convincere il maggior numero di persone a vaccinarsi, in questa prima giornata si sono arrotolati la manica della camicia davanti a fotografi e telecamere: dal premier ceco Andrej Babis a quello greco Kyriakos Mitsotakis
In Europa non c’è alcun obbligo di sottoporsi al vaccino, come ha ribadito ancora una volta per la Francia il presidente Emmanuel Macron, ed è questa la linea seguita nei principali Paesi del Vecchio Continente. Compresa la Russia, dove peraltro anche il presidente Vladimir Putin ha annunciato l’intenzione di farsi inoculare il farmaco Sputnik
V. Dopo l’approvazione a tempi record del primo vaccino la riuscita della campagna dovrà dunque fare i conti con lo scetticismo di numerosi cittadini europei. E se secondo un sondaggio YouGov commissionato dalla Dpa, il 65% dei tedeschi vuole essere vaccinato, ancora una volta la Francia si conferma una delle nazioni più refrattarie: oltre un francese su due, il 56%, non intende farsi iniettare il farmaco, secondo un sondaggio Bva pubblicato da Le Journal du Dimanche. E appena il 13% si dichiara “certo” di farlo.