Razionale, scettico, positivista, Cesare Lombroso è il padre della antropologia criminale da cui deriva la moderna criminologia. Lombroso nacque a Verona nel 1835. Tra i vari incarichi ed esperienze in campo medico, accademico e scientifico fu professore di igiene pubblica e medicina legale all’università di Torino, di psichiatria e antropologia criminale.
Il Lombroso, nella sua controversa opera “L’uomo delinquente”, sostenne la tesi secondo cui i comportamenti criminali sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica, i quali spesso si rivelano anche esteriormente nella configurazione anatomica del cranio.
Scrive Diego Fusaro: “La figura di Cesare Lombroso è emblema dell’influenza che il Positivismo francese e inglese esercitò anche in Italia, soprattutto nella forma evoluzionistica propugnata da Spencer. In Italia, il Positivismo attecchì soprattutto sull’onda del pur tardivo sviluppo industriale, che portò alla formazione di una nuova borghesia imprenditoriale: non stupisce allora se esso si affermò soprattutto negli studi di antropologia e di biologia“.
Ma torniamo a Torino. Dalla Gran Madre, attraversando il ponte Vittorio Emanuele I, si arriva in quella che considero una delle più belle piazze di Torino: piazza Vittorio. Camminando sotto ai portici sulla destra, procedendo verso via Po, si incrocia via Bava, che apparentemente sembra non avere nulla in particolare da svelare. Una classica via del centro di Torino con i palazzi, le finestre che guardano sulla strada, qualche negozio e un traffico che sembra non finire mai.
Torniamo indietro nel tempo. Siamo nel 1900, il nuovo secolo si sta affacciando e con lui le ultime innovazioni del progresso e della tecnologia per quei tempi. I cittadini sono ignari che di fronte al loro destino ci saranno ancora due guerre mondiali. Lo Spiritismo muove i primi passi e a Torino vanno di moda, nei salotti bene e in quelli meno bene, le sedute spiritiche, i medium sono le nuove star. Quasi contemporaneamente in Italia e in gran parte dell’Europa, è in auge il Positivismo che è l’esatto opposto dello Spiritismo.
A Torino inizia a diffondersi la voce che, in una strada in borgata Vanchiglia, all’interno di una cantina si verificano fatti misteriosi: bottiglie che volano senza essere toccate e si posano in qualche angolo, sopra gli scaffali o si sfracellano contro i muri. Dapprima è la voce popolare che fa da cassa di risonanza attirando frotte di curiosi in via Bava. Poi ci si mettono i giornali che seguono la vicenda con sempre più interesse e morbosità. “La cantina dei fantasmi” come viene ribattezzata dagli organi di informazione dell’epoca, fa sempre più notizia e la storia trapela fuori Torino a anche fuori Italia.
A questo punto della storia, entra in scena Cesare Lombroso che, ricordiamo, era medico, scienziato, convinto scettico e altrettanto convinto positivista. E’ a lui che uno studente napoletano, il Chiaia, racconta della cantina dei fantasmi in via Bava. Lombroso ascolta la storia e ride. Poi, riprende un tono serio e chiede al suo interlocutore se non avesse qualcosa di più serio di cui occuparsi. Tuttavia il Lombroso, oltre ad essere uomo di scienza, aveva anche un altro innegabile pregio: la curiosità. Fu così che il medico accettò l’invito a recarsi nella cantina in via Bava per vedere cosa stava succedendo. Era convinto, da buon positivista, di trovarsi di fronte a una burla architettata da qualche prestigiatore o impresario dei baracconi. Il Lombroso raggiunse la cantina di via Bava, si fece chiudere dentro e si mise in osservazione.
Mentre si trova all’interno di quell’ambiente, all’improvviso, come in un film, come in un incubo, tre bottiglie prima vibrano e poi si sollevano per andarsi a posizionare su un altro scaffale più lontano. Mentre le bottiglie fluttuavano in aria spinte da mani forze sconosciute ed invisibili, il Lombroso ha l’impressione che tutto l’edificio si sia messo ad ondeggiare. Non potevano esserci trucchi esterni: lo scienziato aveva già controllato accuratamente prima di scendere in cantina. Il Lombroso visibilmente scosso e stupito all’inverosimile, dovette ammettere che quei fenomeni non potevano scaturire che da un certo magnetismo, scientificamente non definibile e che non poteva essere ripetuto a comando.
Il Lombroso non poté far altro che prendere atto degli eventi: “I fatti esistono – disse – e io dei fatti mi vanto di essere schiavo“. Ai tempi si era parlato di fantasmi ma non è esattamente ciò che si supponeva accaduto in quella cantina. Probabilmente in via Bava si era verificato un fenomeno conosciuto con il nome di Poltergeist, caratterizzato da energie che si scatenano in modo violento in presenza di adolescenti. Da notare come i misteriosi episodi della cantina di via Bava cessarono quando un giovane garzone che lavorava nell’osteria ospitata sopra la cantina dei fantasmi fu licenziato.