• 26 Dicembre 2024
  • DAL MONDO

Il grande obiettivo di una piccola nazione: Timor Est plastic free

Si trova in Asia la piccola nazione di Timor Est, e occupa metà dell’isola di Timor a nord dell’Australia, circondata da barriere coralline che prosperano di vita marina. A difesa di flora e fauna, lo stato ha firmato un accordo per costruire un rivoluzionario impianto di riciclaggio chimico della plastica di nuova tecnologia australiana: un reattore catalitico idrotermico, detto anche Cat-HTR. Diventerà quindi il primo paese “plastic neutral” al mondo, dopo che la Cina ha stabilito di non accettare più rifiuti in plastica da riciclare. Gli impianti, in fase di costruzione in Canada e Gran Bretagna, potranno salvare gli oceani, invasi ogni anno da 8 milioni di tonnellate di plastica, trattando circa 20mila tonnellate di plastica di scarto ogni anno. Il costo si aggira intorno ai 57,7 milioni di dollari australiani (circa 36 milioni di euro). Il processo inizia con la disintegrazione della plastica in pezzi molto piccoli, il riutilizzo, la creazione di nuova, ma anche di carburante o cera dura, il cui olio è usato in prodotti di bellezza, producendo 17mila tonnellate di carburanti sintetici.

timor est mappa geografica

«Funziona come una pentola a pressione, ma in continuità. Il materiale, in condizioni di alta pressione e alte temperature, induce una depolimerizzazione radicale, in altre parole l’acqua e il calore nell’impianto causano un effetto di forbice, che taglia la plastica in minuscoli frammenti. Questi frammenti sono liquidi, o gassosi, a seconda della grandezza in cui li tagliamo. Poi si possono usare processi esistenti per creare prodotti convenzionali, plastiche, cere, oli lubrificanti, solventi», ha spiegato l’inventore della tecnologia Thomas Maschmeyer docente di chimica all’Università di Sydney, al Sydney Morning Herald. La tecnologia viene concessa a Timor Est gratuitamente, come esempio d’importanza mondiale. Il segretario per l’Ambiente di Timor Est, Demetrio do Amaral, che ha firmato l’accordo, spiega che il piano prevede la formazione di un’entità no-profit per operare l’impianto, comprare plastica di scarto da gruppi comunitari come le scuole, e poi vendere i prodotti con un utile netto.

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